[ CDM-1548856154-1 ]

Il sistema delle aree urbane della città di Milano si estende ormai in forma di conurbazione continua fino a comprendere una pluralità di comuni della cintura periferica. La continuità del paesaggio urbano fra la periferia di Milano e i comuni di prima fascia, rappresenta una costante, dove prevale la percezione di un paesaggio urbano uniforme e debolmente differenziato, interrotto da fragili spazi aperti e da residui terreni saltuariamente coltivati e spesso caratterizzati dalla presenza strutture delle reti tecnologiche, che diventa il carattere dominante dell’area metropolitana milanese, soprattutto lungo tutto l’arco settentrionale, dato l’imponente sviluppo del sistema policentrico dell’area metropolitana lombarda.
A contorno della città più densa della prima metà del novecento, si è strutturato un territorio in cui sono ben riconoscibili i caratteri delle aree metropolitane mature, dove densità di insediamenti e relazioni, non più solo centripete, danno luogo a un sistema territoriale tanto debolmente gerarchizzato quanto densamente e uniformemente urbanizzato. L’area metropolitana milanese si presenta oggi con caratteri paesaggistici resi uniformi dal coinvolgimento nel processo di crescita urbana dei comuni di prima e seconda cintura, cui si sono aggiunte le polarità formate dai nuovi interventi a carattere direzionale, commerciale e residenziale portati all’esterno dalla città storica secondo logiche di opportunità localizzative per lo più prodotte dalla realizzazione di infrastrutture viarie di mobilità che, a loro volta, hanno prodotto conurbazioni estese lungo direttrici stradali, senza più alcun riferimento con la presenza dei centri storici e dei nuclei originari.
Soltanto lungo l’arco meridionale della città, grazie soprattutto alla resistenza di un’economia agraria più strutturata e motivante da condizioni ambientali e di infrastrutturazione meno favorevoli, si conservano spazi agrari di discreta estensione, aperti verso la continuità del territorio rurale che caratterizza ancora gli orizzonti della bassa pianura lombarda.
In questo contesto di prevalenza delle funzioni urbane, di omologazione e di progressiva cancellazione dei caratteri originari di territorio ed insediamenti si segnalano, non senza qualche difficoltà di percezione, le componenti storiche dei centri urbani che ancora significano e trasmettono i connotati identitari delle comunità locali. 
Allo stesso modo, gli spazi aperti del territorio agricolo sono contrassegnati, oltre che dalla presenza dei nuclei rurali storici, da una fitta maglia di trame e di segni geografici (corsi d’acqua e rete irrigua, strade campestri, siepi e filari) che conservano e tramandano le forme di una organizzazione spaziale e funzionale del suolo ancora alla base dell’attuale conduzione agraria.

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Una prima lettura interpretativa del territorio milanese si fonda sulla messa in evidenza delle caratteristiche di base del territorio medesimo, secondo una lettura degli usi del suolo riconducibile a tre fondamentali classi di ambito: 

  • quello più fortemente antropizzato riconducibile allo spazio urbano (ambiti di prevalenza del paesaggio urbano);
  • quello altrettanto antropizzato e riconducibile allo spazio agrario (ambiti dei parchi regionali e del paesaggio agrario);
  • quello riconducibile alla presenza di componenti classificabili come pertinenti alla natura dei luoghi e ai caratteri geografici e fisici del territorio (ambito del corso del Fiume Lambro).

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Figura 3.50 - Le tre componenti del paesaggio (fonte: Allegato 5 del Documento di Piano “Contenuti paesaggistici del piano”, PGT 2012)

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Gli elementi strutturanti del paesaggio urbano consistono in:

  • città di antica formazione (nucleo di antica formazione del centro storico, nuclei di antica formazione esterni al centro storico, percorsi radiali storici);
  • ambiti urbani al 1930 (Piano Beruto, Piano Pavia Masera, Piano Albertini);
  • tessuti dei piani regolatori recenti (PRG 1953, variante PGT 1980 e relative Zone di recupero);
  • progetti di impianto urbano appartenenti a piani regolatori e progetti diversi, tra cui si segnalano il sistema Via Mazzini/Piazza Duomo/Galleria/Piazza della Scala, il sistema Cordusio/Dante/Foro Buonaparte e, più esternamente, il sistema Benedetto Marcello/Morgagni, il sistema Concordia/Indipendenza, Corso XXII Marzo, ecc.;
  • la componente del verde relativa ai giardini e parchi storici, al verde e parchi urbani (es. i Giardini Pubblici ed il Parco Sempione, i parchi Ravizza, Marinai d’Italia e Pallavicino);
  • l’ambito delle infrastrutture idrografiche artificiali (i Navigli);
  • i singoli edifici di rilevanza storico-culturale, architettonica e monumentale, presenti soprattutto nel Nucleo di Antica Formazione della città, all’interno della cerchia dei Navigli e lungo alcune direttrici extraurbane;
  • le aree di degrado e detrattive del paesaggio urbano, come gli Scali ferroviari non più in esercizio, i comparti delle caserme, gli ambiti interessati da procedure di trasformazione non ancora concluse o in attesa di riqualificazione e valorizzazione.

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Figura 3.51 - Le unità del paesaggio urbano: NAF, Navigli, Ambiti con disegno urbano riconoscibile, ARU, Ambiti di Trasformazione (Fonte: allegato 5 del Documento di Piano “Contenuti paesaggistici del piano” - PGT 2012)

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Il Nucleo di formazione più antica comprende quella parte di città in gran parte inscritta all’interno della cerchia dei Bastioni Spagnoli di origine cinquecentesca ed è soprattutto in questa porzione di territorio che sono riconducibili le principali rilevanze storiche ed artistiche. Insieme al perimetro delle Mura viene preso in considerazione anche l’ambito occupato dalla presenza del Lazzaretto, l’ampliamento a Sud del Castello e le zone inurbate fuori dalla cerchia sin prima dell’annessione dei Corpi Santi. I Nuclei storici esterni, abitati storicamente prima delle annessioni avvenute a partire dalla fine dell’Ottocento, costituiscono anch’essi unità di paesaggio, in quanto memoria storica all’interno della città di formazione recente.

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Le aree dei Navigli Grande, Pavese e Martesana, sottoposte ai vincoli ex lege 1497/39, sono identificate come unità di paesaggio, negli ambiti definiti dai tracciati dei canali a cielo aperto, dalle alzaie riqualificate a piste ciclabili, dai tessuti che conservano manufatti e siti appartenenti alla storia ed alla cultura legata alla funzionalità delle vie d’acqua artificiali.
Appartenenti all’unico grande sistema dei canali che portavano le acque dall’Adda (Martesana) e dal Ticino (Grande) presentano ora condizioni di integrità testimoniale differenti:

  • il Martesana nel suo percorso è stato condizionato da una forte urbanizzazione che ha lasciato alcuni frammentari segni dell’ambito originario e delle trasformazioni congrue all’uso dell’acqua;
  • l’insieme dei Navigli Grande, Pavese ed il bacino della Darsena, conserva in modo più continuo la sua impronta storica e culturale nella permanenza di luoghi ed edifici di natura civile e religiosa.

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Gli ambiti contraddistinti da un disegno riconoscibile fanno parte dello sviluppo della città appartenente al periodo dei primi piani regolatori di ampliamento di fine ottocento e inizi novecento (piano Beruto e piano Pavia-Masera) e dei successivi piani urbanistici (piano Albertini, piani di ricostruzione post-bellica, piani del 1953 e del 1980) dove è evidente, per questi ultimi, un intento unitario di progetto urbano, di regole insediative e di linguaggio architettonico.
All’interno degli ambiti contraddistinti da un disegno urbano riconoscibile sono state individuati:

  • i Tessuti urbani compatti a cortina, sviluppatisi in allineamento alla rete viaria, alle piazze ed agli spazi pubblici a verde;
  • i Tessuti urbani ad impianto aperto, nei quali l’occupazione dei lotti è avvenuta con impianti planivolumetrici appartenenti alla tradizione razionalista definiti dall’alternanza di corpi in linea ed a blocco con schemi insediativi aperti su spazi a verde;
  • i Tessuti urbani della “città giardino”, caratterizzati da tipologie residenziali a bassa densità nel verde, costituito dai giardini delle singole unità;
  • le cascine, costituite dalle persistenze di insediamenti rurali inglobati nel tessuto urbano sviluppatosi con gli ampliamenti dei piani storici e di quelli successivi.

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Gli ambiti di ridefinizione del paesaggio urbano costituiscono quella parte della città che rileva una struttura morfologica frammentaria, derivati in gran parte da processi di saturazione di lotti edificati generati dalla definizione degli azzonamenti e degli indici dei PRG recenti e secondo regole di conformazione generali e spesso indifferenti alla natura dei luoghi. Questi ambiti necessitano di una adeguata ridefinizione dello spazio pubblico e degli assetti fondiari; presentano infatti una ridotta permeabilità del tessuto costruito o brani di città improntati ad una labilità di tipo insediativo. Tra questi si segnalano, a titolo esemplificativo:

  • l’ambito Farini/Dergano/Affori/Bovisasca/Comasina/Bruzzano/Bovisa, 
  • l’ambito Lambrate, l’ambito Rogoredo/Ortomercato/Mecenate/Lodi/Corvetto.

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Infine gli Ambiti di Trasformazione urbana del PGT 2012 erano stati definiti come unità a sé stante sulla base dalla opportunità/necessità di riattribuire nuovi valori di paesaggio urbano da governare all’interno delle previsioni del Documento di Piano.
La definizione degli obiettivi progettuali deriva dalla loro diversa localizzazione: alcuni situati in ambiti urbani di valore storico, altri collocati all’interno di ambiti urbani già strutturati, altri ancora che rappresentano grandi vuoti urbani nella città costruita o aree periferiche destrutturate.

[ CDM-1548856154-11 ]

Rispetto all’ambito di prevalenza del paesaggio urbano, la componente paesaggistica espressa dal territorio agrario si caratterizza per una estensione limitata, ma non per questo di minor significato sia sotto il profilo della conservazione della memoria e dei caratteri originari del contesto urbano, sia sotto quello del ruolo svolto dagli spazi aperti periurbani nei confronti di una domanda di qualità dell’ambiente e di aspettative di un rinnovato rapporto con le produzioni agrarie espresso dai cittadini.
La frammentazione dei comparti in cui si presentano gli spazi aperti, più o meno dominati dal tema del paesaggio agrario, fa sì che si possano trattare separatamente i diversi settori territoriali nei quali le aree agricole rivestono ruoli diversificati sotto il profilo paesaggistico:

  • l’ovest, da Trenno alla Tangenziale, è prevalentemente interessato da aree attrezzate a parco (Trenno, Cave, Bosco in Città) a contatto con alcune entità agricole di significativa rilevanza sotto il profilo paesaggistico, sia per l’estensione delle superfici agrarie, sia per la presenza di strutture di cascina di rilevanza storica;
  • le aree oltre la Tangenziale Ovest, Muggiano e il Parco Sud, comprendenti l’unica grande agricola appartenente al territorio amministrativo del Comune di Milano al di fuori della “cintura” disegnata dal sistema delle Tangenziali, aperta alla continuità territoriale del Parco Sud in direzione della grande area risicola dell’abbiatense;
  • il sud-ovest, fra il Naviglio Grande e il Pavese, la cui unitarietà è fortemente compromessa dalla presenza di diffuse attività produttive di tipo marginale, raggiungibili attraverso percorsi di viabilità secondaria di origine rurale, ma il cui insieme conserva ottimali caratteristiche di continuità e notevole ricchezza di impianti di origine rurale di pregio;
  • il sud e l’agricoltura delle comunità monastiche, dal Ticinello a Chiaravalle, comparto dalle caratteristiche più interessanti sia sotto il profilo della realtà agricola e della sua estensione, sia sotto quello della presenza di valori e di componenti storiche e simboliche (Selvanesco, Macconago, Chiaravalle);
  • l’est, dal Parco Forlanini all’Idroscalo, già parzialmente attrezzato a parco urbano, condizionato dalla frastagliata inclusione di funzioni e attività economiche lungo i margini nord (via Corelli) e sud (viale Forlanini), e caratterizzato da residue deboli testimonianze del paesaggio agrario a est della tangenziale.

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L’ambito del corso del Fiume Lambro è stato condizionato dal contesto fortemente urbanizzato della zona est, dalle situazioni di frangia urbana ritagliate ed intercluse con i tracciati ferroviari e la Tangenziale Est, che ne hanno limitato la percezione e la fruizione del paesaggio alle sole aree di parco dislocate lungo il suo corso. Le azioni dell’uomo in questo ambito hanno avuto un ruolo negativo sull’ambiente naturale ed ecosistemico riducendone la vegetazione originaria e stravolgendone la fauna e la microfauna. Questo processo di degenerazione ha caratterizzato buona parte del bacino fluviale in particolare nelle province di Monza e Milano anche se la situazione risulta in progressiva evoluzione grazie all’azione di riordino delle reti di smaltimento delle acque reflue e all’azione dei depuratori; nonostante l’urbanizzazione abbia fortemente compromesso le condizioni di naturalità del corso d’acqua, e pur nelle sue condizioni residuali di carattere ecologico-paesaggistico, emerge l’esigenza di salvaguardare e valorizzare le residue aree sensibili e di interesse naturalistico appartenenti al sistema fluviale.
Inoltre l’ambito del Fiume Lambro è individuato dal PTR, dal PTCP della Provincia di Milano e dal PGT 2012 del Comune di Milano come uno dei principali corridoi ecologici delle rispettive reti di scala regionale, sovracomunale e locale; in quanto unica componente naturale del sistema idrografico principale, il corso del Lambro è individuato con l’obiettivo di attivare azioni tese a ridurre le interferenze antropiche e sviluppare, ove possibile, le connessioni longitudinali di paesaggio fluviale comprendendo gli ambiti dei parchi esistenti (Lambro, Forlanini, Monluè).