[ CDM-1548757543-1 ]

Le radiazioni si distinguono in ionizzanti e non ionizzanti, in funzione dell’energia ad esse associata. Caratteristica comune a questo genere di emissione è il trasporto di energia nello spazio, che viene ceduta quando la radiazione è assorbita dalla materia.

[ CDM-1548757543-2 ]

Le radiazioni ionizzanti hanno un’energia sufficiente a indurre nella materia il fenomeno della ionizzazione, ossia riescono a rendere elettricamente carichi gli atomi del materiale che incontrano sul loro percorso. La capacità di ionizzare e penetrare all’interno della materia dipende dall’energia e dal tipo di radiazione, nonché dal materiale con il quale avviene l’interazione.
Le radiazioni non ionizzanti sono invece onde elettromagnetiche di energia inferiore, non in grado di dare luogo a ionizzazione.
In entrambi i casi nell’ambiente è presente sia una componente naturale, che costituisce il fondo ambientale, sia una componente antropica.

[ CDM-1548757543-3 ]

Il problema relativo alla presenza dei campi elettromagnetici (radiazioni non ionizzanti) è assunto alla ribalta della cronaca negli ultimi anni a causa, soprattutto, dell’espansione del settore delle telecomunicazioni. 
Le principali sorgenti artificiali di campi elettromagnetici (cem) ad alta frequenza (RF), ossia con frequenze tra i 100 kHz e i 300 GHz, sono gli impianti per radio telecomunicazione, che consistono in: [188.2.4]

  • impianti per la telefonia mobile o cellulare, o stazioni radio base (SRB);
  • impianti di diffusione radiotelevisiva (RTV);
  • ponti radio (impianti di collegamento per telefonia fissa e mobile e radiotelevisivi);
  • radar.

[ CDM-1548757543-4 ]

Con il termine di ELF (extremely low frequency) si definiscono i campi elettromagnetici a frequenze estremamente basse, ossia comprese tra 0 Hz e 3000 Hz. Le principali sorgenti artificiali di tali campi sono:

  • i sistemi di trasmissione e distribuzione dell´energia elettrica, comunemente detti “elettrodotti” e costituiti da linee elettriche a differente tensione (bassa, media, alta, altissima) ed alla frequenza di 50 Hz, impianti di produzione di energia elettrica (centrali), stazioni e cabine di trasformazione; 
  • i sistemi di utilizzo dell´energia elettrica, ossia tutti i dispositivi, ad uso domestico ed industriale, alimentati a corrente elettrica alla frequenza di 50 Hz, quali elettrodomestici, videoterminali, etc.

[ CDM-1548757543-5 ]

Oltre alle istallazioni radiotelevisive (caratterizzate da alta potenza per la copertura di vaste aree), gli impianti che hanno conosciuto una maggiore diffusione sul territorio sono riferibili al sistema della telefonia mobile. Questi ultimi, per il tipo di servizio svolto, sono presenti in modo capillare, con potenze installate minori [188.2.4] e con una trasmissione discontinua in relazione al traffico telefonico.

[ CDM-1548757543-6 ]

Un’importante sorgente di inquinamento elettromagnetico sono, come detto, gli elettrodotti. Le linee elettriche vengono classificate in funzione della tensione di esercizio. Si parla di:

  • alta ed altissima tensione (132/220/380 kV);
  • media tensione (compresa tra 1 e 35/40 kV);
  • bassa tensione (inferiore a 1 kV).

Le tipologie di linee utilizzate sono le seguenti:

  • linee aeree;
  • linee aree a cavo isolato;
  • linee in cavo interrato.

[ CDM-1548757543-7 ]

L’impatto ambientale di una linea elettrica dipende dalla tensione di esercizio della linea, dall’intensità di corrente e dalle caratteristiche geometriche della linea. Mentre il campo elettrico generato in prossimità di una linea rimane costante (dipende infatti dalla tensione di esercizio), quello magnetico è proporzionale all’intensità di corrente, dunque varia a seconda della richiesta di energia. Entrambi i campi diminuiscono all’aumentare della distanza tra recettore e linea, ed il campo elettrico viene schermato dalle pareti degli edifici a seconda delle caratteristiche costruttive delle stesse e dei materiali utilizzati.
A Milano il sistema di trasmissione in alta tensione è gestito da Terna S.p.A., RFI S.p.A. e in piccola parte da A2A S.p.A. La rete di distribuzione è invece gestita da A2A tramite cabine primarie di trasformazione Alta Tensione/Media Tensione, dalle quali partono i cavi di distribuzione in media tensione che alimentano le cabine secondarie di trasformazione Media Tensione/Bassa Tensione per l’approvvigionamento di utenze in bassa tensione. La rete alimenta anche tutti i servizi comunali: illuminazione pubblica, semafori, trasporti, ecc.

[ CDM-1548757543-8 ]

Figura 3.45 - Elettrodotti presenti sul territorio comunale di Milano

[ CDM-1548757543-9 ]

Di seguito, la normativa vigente in materia:

  • Alta frequenza: le istallazioni di impianti ad alta frequenza, sono regolate da normativa specifica che comprende leggi nazionali: la “Legge Quadro” n. 36 del 22 febbraio 2001; il D.Lgs n. 259 del 1 agosto 2003 “Codice delle comunicazioni elettroniche” e ss.mm.ii. e la Legge Regionale n. 11 dell’11 maggio 2001. I limiti di esposizione, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici a frequenze comprese tra 100 KHz e 300 GHz, sono fissati dal D.P.C.M. dell’8 luglio 2003 G.U. 28 agosto 2003 serie g. n. 199;
  • Bassa frequenza: anche per le basse frequenze la “Legge Quadro” n. 36 del 22 febbraio 2001 costituisce il principale riferimento normativo nazionale. I limiti di esposizione alla frequenza di rete (50 HZ), i valori di attenzione e gli obbiettivi di qualità per la protezione della popolazione, sono fissati dal D.P.C.M. 8 luglio 2003 G.U. 29 agosto 2003 serie g. n. 200.

[ CDM-1548757543-10 ]

In merito al tema della radioattività, si specifica che essa è un fenomeno naturale dovuto all’instabilità dei nuclei di alcuni atomi che, rompendosi, emettono radiazioni. Alcuni di questi atomi sono da sempre presenti in natura (come ad esempio l’uranio), mentre altri sono continuamente prodotti nell’alta atmosfera per azione della radiazione cosmica (come ad esempio il trizio e il carbonio 14).
A partire dagli anni ’40, con l’avvento della tecnologia nucleare, l’uomo ha imparato a produrre sostanze radioattive non esistenti in natura e così è nata la radioattività artificiale (ad esempio il cesio 137, lo iodio 131, il plutonio). 
In condizioni normali la radioattività naturale è il principale contribuente all’esposizione dell’uomo alle radiazioni, in particolare attraverso il radon che è un gas radioattivo naturale incolore e inodore, inquinante indoor, noto come agente cancerogeno per il tumore al polmone. Suolo, rocce, materiali da costruzione, falde acquifere ne sono le sorgenti. Il radon fuoriesce da tali matrici, si disperde e si diluisce all’aperto, mentre in ambienti chiusi può accumularsi, raggiungendo a volte concentrazioni rilevanti. La problematica del radon indoor è da anni ampiamente studiata e discussa a livello mondiale.
Anche la radioattività artificiale contribuisce all’esposizione della popolazione e, poiché è generata dall’uomo, si ritiene che possa essere evitata o minimizzata ed a questo scopo è oggetto di un sistema di controlli estremamente stringente.
Tutti i tipi di radioattività, sia naturale che artificiale, sono un fattore di rischio sia per l’ambiente che per l’uomo; per tale motivo in tutto il mondo, ed anche in Italia, sono attive da anni reti di monitoraggio della radioattività che, soprattutto dopo l’incidente di Chernobyl del 1986, tengono sotto costante controllo i livelli di radioattività in ambiente, anche allo scopo di individuare precocemente eventuali incidenti.

[ CDM-1548757543-11 ]

Per quanto riguarda la radioattività naturale derivata dalla presenza di Radon indoor, nel 2003-2004 è stata effettuata, a cura di ARPA, una campagna regionale di misura del radon indoor finalizzata a identificare le aree con maggiore probabilità di presenza di elevate concentrazioni nel territorio lombardo. I risultati di tale campagna mostrano come l’area di Milano (e più in generale le aree di pianura) presenta concentrazioni basse (inferiori a 50 Bq/mc) di Radon indoor.

[ CDM-1548757543-12 ]

Alla campagna di misura del 2003-2004 ne ha fatto seguito un’altra nel 2009 i cui risultati hanno sostanzialmente confermato i precedenti.
In generale i risultati delle campagne di misura hanno mostrato come nell’area di pianura, dove il substrato alluvionale, poco permeabile al gas, presenta uno spessore maggiore, la presenza di radon sia poco rilevante.

[ CDM-1548757543-13 ]

La mappatura del rischio Radon elaborata a partire da tutte le misurazioni effettuate mostra, per il territorio di Milano, una probabilità che una generica abitazione a piano terra abbia una concentrazione di radon superiore a un livello ritenuto significativo (200 Bq/m3) inferiore all’1%.

[ CDM-1548757543-14 ]

Figura 3.46 - Mappa della % di abitazioni con possibile superamento di 200 Bq/m3 (fonte: ARPA Lombardia)