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La rete acquedottistica costituisce uno dei sistemi più efficienti ed efficaci di sfruttamento del ciclo delle acque. La principale fonte di approvvigionamento idrico è l’acquifero locale; questa scelta, che risale alla seconda metà del XIX secolo, è legata sia all’ottima qualità chimico-fisica dell’acqua di falda sia alla elevata disponibilità idrica dovuta all’opposizione delle comunità locali ad utilizzare l’acqua di monte per usi comunali. Ne consegue un insieme di reti locali con la duplice funzione di emungimento dell’acqua dal sottosuolo e di immissione nella rete di distribuzione conformata a tela di ragno. Si tratta di un sistema atipico rispetto alle altre città italiane, finemente interconnesso ed omogeneamente distribuito, in cui le stesse centrali di emungimento provvedono alle misure di potabilizzazione delle acque per consentire la distribuzione nella rete. 
Le acque di falda, di qualità non ottimale, sono pertanto sottoposte ad adeguate misure di potabilizzazione nelle apposite centrali locali, dotate di sistemi accoppiati di vasche di filtrazione e torri di aerazione, allo scopo di garantire una qualità delle acque distribuite in rete sempre compatibile con le norme italiane ed europee: le concentrazioni di campioni analizzati risultano sempre inferiori ai massimi ammissibili e, spesso, anche ai valori parametro di riferimento.

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Il dato relativo all’estensione della rete acquedottistica, aggiornato all’anno 2016, riporta un’estensione complessiva (rete di adduzione + rete di distribuzione) pari a 2.084,7 km, con un grado di copertura territoriale del 100%.

L’acqua viene prelevata attraverso un sistema di 583 pozzi che fanno capo a 31 centrali di pompaggio distribuite su tutto il territorio della città, delle quali 29 sono funzionanti. Le pompe sommerse sono posizionate prevalentemente nell’acquifero del gruppo B e hanno una portata media di 25-35 l/s.
Come anticipato, dove necessario l’acqua prelevata dalla falda viene potabilizzata prima della distribuzione; delle 29 centrali attive, 24 sono dotate di impianti di trattamento di cui:

  • 17 hanno impianti di filtri a carboni attivi,
  • 2 sono dotate di torri di aerazione, 
  • 4 presentano impianti di trattamento accoppiato di filtri a carboni attivi e torri di aerazione,
  • 1 è dotata di un impianto di trattamento ad osmosi inversa e filtri a carboni attivi.

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Figura 2.37 Rete principale e impianti acquedotto della Città di Milano. (Fonte: Tavola 1 del Piano d’Ambito ATO 2014)

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Per quanto riguarda i punti di distribuzione pubblica dell’acqua potabile, sul territorio comunale sono funzionanti 565 vedovelle e sono altresì presenti 18 case dell’acqua e sono così distribuite (fonte: MilanoBLU, anno 2016):

  1. giardino Cassina de’ Pomm – via Zuretti (Municipio 2),
  2. via Giovanni Battista Morgagni (Municipio 3),
  3. parco Formentano – largo Marinai d’Italia (Municipio 4),
  4. via Giacinto Menotti Serrati – Guido Ucelli di Nemi (Municipio 4),
  5. parco Chiesa Rossa – via Chiesa Rossa (Municipio 5),
  6. parco Don Primo Mazzolari – via Don Primo Mazzolari (Municipio 6),
  7. giardino di via Lessona (Municipio 8),
  8. parco Nicolò Savarino – via Livigno (Municipio 9),
  9. parco delle Cave – via Cancano (Municipio 7),
  10. via Baroni (Municipio 5),
  11. via Ca’Granda (Municipio 9),
  12. via Odazio (Municipio 6),
  13. via Appennini, 129 (Municipio 8),
  14. via Omero, ang. via Barabino (Municipio 4),
  15. largo La Foppa/Moscova/C.so Garibaldi (Municipio 1),
  16. largo Tel Aviv (Municipio 2),
  17. via Amadeo (Municipio 3),
  18. via Viterbo ang. via Nikolajevka (Municipio 7).

[ CDM-1545143609-5 ]

Per quanto riguarda le caratteristiche qualitative dell’acqua potabile distribuita nel territorio comunale, si riporta nella seguente Tabella 2.27 la “Carta d’identità” dell’acqua di Milano, aggiornata al quarto trimestre del 2017.
L’acqua risulta inoltre microbiologicamente conforme ai parametri del D.Lgs n. 31 del 2001.

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Nel 2016 la rete dell’acquedotto ha distribuito poco meno di 224 milioni di metri cubi di acqua potabile.

La pressione antropica sull’acquifero locale è caratterizzata dalla numerosità dei pozzi e dai volumi annui prelevati (in milioni di metri cubi), per ogni settore d’utilizzo delle acque.
In riferimento all’anno 2016, i consumi idrici civili riferiti alle utenze domestiche, alle utenze di servizio (commerciali, artigianali, ecc.), alle utenze pubbliche, gratuite e/o altre non fatturate (giardini, fontane, scuole, ecc.) e alle utenze industriali e agricole risultano essere pari a 186.301.787 mc in diminuzione del 1,97% rispetto all’anno precedente.
Le perdite in rete si attestano nel 2016 al 15,6%, un valore basso se rapportato ai valori nazionali, a testimonianza degli efficienti sistemi di gestione e dell’accurata manutenzione della rete e della conformazione del sistema acquedottistico milanese.
Inoltre, la tariffa idrica è storicamente la più bassa in Italia e tra le minori in Europa (0,64 €/mc).

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Particolarmente rilevante nel ciclo integrato delle acque è anche la struttura della rete fognaria, che riprende l’assetto di sviluppo storico-urbanistico di Milano. Il territorio comunale è suddiviso in due bacini: il primo (interno) comprende le aree delimitate dall’alveo dell’Olona, dalla Circonvallazione filotranviaria e dalla cintura ferroviaria ed è suddiviso in 5 sottobacini; il secondo comprende la restante parte del territorio comunale, la cui sistemazione idraulica evita che le acque provenienti da questo territorio si assommino alle acque del bacino interno. Questo secondo bacino, definito “di ampliamento”, utilizza un sistema di collettori che trasportano le acque direttamente a valle della città, aggirando la zona urbana.

La rete fognaria presenta uno sviluppo complessivo di 1.560,8 km di condotti, dei quali 28,1 km sono rappresentati da fognatura separata e i restanti 1.532,7 km da fognatura mista (dato aggiornato all’anno 2016) e garantisce la completa copertura del fabbisogno depurativo milanese per l’agglomerato urbano.

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Per quanto concerne la depurazione delle acque, il territorio milanese risulta idrograficamente suddiviso in tre bacini scolanti, facenti capo a corpi ricettori diversi: 

  • il Bacino Orientale ha recapito finale nel Fiume Lambro Settentrionale previo trattamento depurativo nell’impianto di Peschiera Borromeo;
  • il Bacino Centro-Orientale con recapito finale nella Roggia Vettabbia e nel Cavo Redefossi previo trattamento dei reflui nell’Impianto di depurazione di Nosedo;
  • il Bacino Occidentale, con recapito finale nel Colatore Lambro Meridionale, previa depurazione delle acque reflue presso l’impianto di depurazione di San Rocco.

I poli di depurazione relativi ai suddetti bacini scolanti sono i seguenti:

  • Polo di Milano Est (Peschiera Borromeo) a servizio del Bacino Orientale (circa 2.300 ha di superficie) riceve le acque tramite il collettore di Gronda Basso;
  • Polo di Milano Sud-Est (Nosedo) a servizio del Bacino Centro Orientale (circa 6.900 ha di superficie) riceve le acque reflue tramite i collettori di Gentilino, Vicentino, Nosedo Sinistro, Ampliamento Est e altri minori;
  • Polo di Milano San Rocco (ex Milano Sud) riceve le acque scaricate nel Bacino occidentale e nel comune di Settimo Milanese (circa 10.130 ha di superficie) tramite i due rami del collettore di Nosedo Destro e gli Emissari Occidentali Interno ed Esterno.

L’impianto di Nosedo funge da collettore per la parte centro-orientale della città e costituisce l’impianto principale a servizio di circa il 50% della popolazione. Le acque in uscita dall’impianto di Nosedo sono rilasciate in tre punti distinti: un recapito è direttamente l’emissario Nosedo a valle dell’opera di presa, uno sulla roggia Vettabbia, più a sud, ed il terzo è il cavo Redefossi al confine con il comune di San Donato Milanese. Il volume complessivo delle acque che fuoriescono dall’impianto è utilizzato per usi irrigui.
L’impianto di Milano S. Rocco, ubicato alla periferia sud di Milano, al confine con Rozzano e a Nord della tangenziale Ovest, ha tre recapiti superficiali: il Lambro meridionale, la roggia Pizzabrasa e la roggia Carlesca. Quest’ultime possono ricevere le acque di scarico solo tramite pompaggio, e vengono utilizzate per usi irrigui dei terreni a sud di Milano, fino alla provincia di Pavia. 
Infine l’impianto di Peschiera Borromeo, costituito da due linee di depurazione di cui solo la seconda serve la città di Milano, prevede un unico recapito finale per le acque in uscita, presso il fiume Lambro Settentrionale. Per quest’ultimo impianto non è previsto l’utilizzo dell’acqua per scopi irrigui.

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Con il completamento e l’entrata a regime dei tre impianti descritti, il fabbisogno depurativo milanese è totalmente coperto, con una capacità depurativa complessiva che raggiunge i 2.550.000 abitanti equivalenti; i trattamenti chimici, fisici e biologici utilizzati permettono di raggiungere elevate efficienze di depurazione sia in termini di rimozione dei contaminanti che in termini di disinfezione batterica.
Il sistema prevede anche la depurazione delle acque di prima pioggia, ad elevato contenuto d’inquinanti, accumulati nei periodi secchi sulle superfici urbane e dilavati dalle acque piovane.

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Figura 2.38 Rete fognaria e impianti di depurazione della Città di Milano. (Fonte: Tavola 2 del Piano d’Ambito ATO 2014)