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I segni delle stratificazioni storiche che ancora oggi incidono sul paesaggio sia urbano sia naturale, insieme con i suoi elementi identitari che permangono, formano un insieme di letture storiograficamente oggettive che ci rimandano ad un aspetto della cognizione della realtà. 
Per il racconto del paesaggio diventa allora imprescindibile il rapporto che esso detiene con la percezione che il diretto fruitore ha di questi elementi, che la fase di ascolto della città ci lascia pervenire.
Risaltano così gli elementi del patrimonio edilizio dismesso, fatiscente, delle infrastrutture di trasporto pubblico da valorizzare e di cui coordinare le strategie di mobilità, degli spazi pubblici da riqualificare, dei servizi da diffondere in coerenza con i fabbisogni.
Emergono ampie zone della città dove questi elementi percettivi hanno una eco più profonda e si concentrano soprattutto nella fascia immediatamente esterna alla dimensione storica e ottocentesca del tessuto urbano identificato dalla cerchia dei viali delle regioni: emergono così porzioni di territorio di recente formazione imperniato anch’esso in radiali storiche, esattamente le stesse raccontate come generatrici di valori morfologici fondativi di tessuti più interni, ora invece elementi da valorizzare: ambiti ad esempio come Lodi-Corvetto, Rogoredo e Padova.
Emergono quindi ampie porzioni di tessuto che l’espansione novecentesca non ha saputo valorizzare con elementi progettazione urbana consapevoli del ruolo trainante che avrebbero potuto avere in qualità di ampliamento della città. Sono oggi, invece, ambiti di ridefinizione del paesaggio urbano in attesa che gli elementi identitari, gli spazi pubblici e il sistema infrastrutturale che li connota vengano valorizzati e diventino portatori di nuovi valori urbani.