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Ambiti contraddistinti da un Disegno urbano Riconoscibile

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La lettura del tessuto consolidato è stata funzionale ad orientare gli obiettivi degli interventi urbanistici ed edilizi in rapporto alla possibilità di riconoscere parti di città descrivibili sia negli elementi costitutivi della loro forma urbana che nelle loro relazioni con il sistema degli spazi aperti. 
Gli ambiti contraddistinti da un disegno riconoscibile fanno parte dello sviluppo della città appartenente al periodo dei primi piani regolatori di ampliamento di fine ottocento e inizi novecento (piano Beruto e piano Pavia-Masera) e dei successivi piani urbanistici (piano Albertini, piani di ricostruzione post-bellica, piano del 1953 e del 1980), per quest’ultimi, dove è evidente un intento unitario di progetto urbano, di regole insediative e di linguaggio architettonico. 
La città cresciuta sull’impianto dei piani regolatori di ampliamento storici, definito dai tracciati delle strade, dalla dimensione degli isolati, dal disegno di piazze e dalle puntuali norme per l’edificazione che fungono da controllo morfologico dell’espansione, rappresenta la parte significativa degli ‘ambiti contraddistinti da un disegno urbano riconoscibilè. Qui è evidente l’obiettivo dei piani storici di procedere alla urbanizzazione dei suoli agricoli e di regolamentare in modo unitario parti di città anche attraverso la loro definizione tipologica. In prevalenza, l’edificazione dei lotti è determinata da corpi in linea che definiscono vie e cortili in rapporto alle altezze dei fabbricati. Queste modalità insediative si rispecchiano anche nei progetti dei primi grandi quartieri popolari a blocco chiuso con spazi interni comuni. 
Le parti di territorio che si attuano a partire dagli anni trenta rispecchiano le nuove esigenze di crescita della città con una urbanizzazione che propone tracciati viari più ampi e la realizzazione delle prime grandi attrezzature pubbliche. L’impianto dei nuovi quartieri residenziali risente della esperienza razionalista italiana, con la proposizione di edificazioni in serie aperta, distanze ed orientamenti dei fabbricati secondo regole dettate da principi igienisti. 
Seguiranno nel dopoguerra numerosi interventi che, seguendo la tradizione milanese di realizzazione dell’edilizia economica e popolare, si orienteranno nella realizzazione di quartieri autosufficienti, nei quali il progetto urbano propone una forte integrazione tra spazi ed edifici per l’abitare e per i servizi.

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La città appartenente agli ‘ambiti contraddistinti da un disegno urbano riconoscibile, descritta sinteticamente rispetto alle diverse fasi del suo sviluppo, è interessata, per parti, da stratificazioni edilizie, da aree ancora in corso di completamento e/o da aree che necessitano sostituzioni edilizie e interventi manutentivi da governare con regole derivanti dalle caratteristiche della loro forma urbana.
All’interno degli ‘ambiti contraddistinti da un disegno urbano riconoscibile sono state individuate quattro tassonomie di tessuti, per le quali vengono indicati parametri di conformazione edilizia all’interno della normativa del Piano delle Regole:

  • Tessuti urbani compatti a cortina, identificabili nelle pertinenze disegnate dalle maglie dei piani regolatori storici di ampliamento del nucleo antico di fine ottocento e inizi novecento (piano Beruto e piano Pavia-Masera), in cui il principio insediativo si è sviluppato con edificazione a cortina in allineamento alla rete viaria, alle piazze ed agli spazi pubblici a verde, con la regolazione dei cortili in rapporto allo sviluppo dei fronti interni;
  • Tessuti urbani ad impianto aperto, identificabili sia nelle pertinenze disegnate dalle maglie viarie dei piani regolatori storici sia in quelle definite dai piani regolatori successivi (compresi i piani di ricostruzione post-bellica), nei quali l’occupazione dei lotti è avvenuta con impianti planovolumetrici appartenenti alla tradizione razionalista definiti dall’alternanza di corpi in linea ed a blocco con schemi insediativi aperti su spazi a verde;
  • Tessuti urbani della “città giardino”, identificabili sia nelle pertinenze disegnate dalle maglie viarie dei piani regolatori storici sia in quelle definite dai piani regolatori successivi, caratterizzati da tipologie residenziali a bassa densità nel verde, costituito dai giardini delle singole unità;
  • Ex cascine, costituite dalle persistenze di insediamenti rurali inglobati nel tessuto urbano sviluppatosi con gli ampliamenti dei piani storici e di quelli successivi.

Restituendo, ai fini della individuazione delle unità di paesaggio, un giudizio che tenga conto della componente “progettuale” del tessuto consolidato di formazione recente (esterno ai nuclei di antica formazione), della condizione strutturale-morfologica e dei livelli di integrità insediativa e tipologica degli assetti urbani, si individuano le seguenti parti urbane:

  • Tessuto consolidato generato dal Piano Beruto, costituita dal primo anello di espansione della città storica, nel quale sono presenti alcuni impianti unitari di interesse storico (oggetto di vincolo) e dove la costruzione dell’edificato ha seguito regole di conformazione edilizia riconducibili a forme urbane e linguaggio architettonico ancora riconoscibili anche in rapporto agli spazi pubblici;
  • Tessuto consolidato generato dal Piano Pavia Masera est, la cui giacitura riprende, in modo speculare rispetto al viale Romagna, l’andamento ortogonale, la costruzione dei lotti e l’impianto del verde pubblico del Piano Beruto. In questo ambito coesistono edifici di carattere storico insieme ad edifici moderni;
  • Tessuto consolidato generato dal Piano Pavia Masera nord-sud-ovest, realizzato in fase successiva con prevalenza di impianti urbani aperti insieme a brani di città con impianti a cortina, caratterizzati da una relativa omogeneità ed integrità morfologica;
  • Tessuto consolidato generato dai piani regolatori recenti che comprendono parti urbane cresciute sulla previsioni del PRG del 1953 e del 1980 che presentano caratteri di omogeneità funzionale ed la contempo diversità morfologiche e tipologiche;
  • Insiemi urbani unitari (quartieri) di valore insediativo che pur appartenendo alle diverse fasi di sviluppo della città rappresentano forme urbane, tipologie e relazioni con la struttura dei servizi definite dalla differenti modalità insediative di sviluppo della città. Di questi insiemi ne fanno parte i primi quartieri popolari della città della “manualistica” di fine ottocento e inizi novecento, i quartieri della “città giardino”, i quartieri popolari di interesse architettonico dell’esperienza razionalista e quei quartieri degli anni ’50 e ’60 indirizzati a sperimentare nuove tipologie ed ’integrazione, all’interno dei quartieri, con i servizi pubblici;
  • Area Expo 2015, ex ambito residuale al margine settentrionale del territorio del Comune di Milano a confine con il Comune di Rho, prima costituito da aree libere a vocazione agricola circondate da infrastrutture di trasporto primarie per la mobilità milanese, che ha subito un’importante trasformazione in quanto ha ospitato l’evento internazionale Expo 2015. Ulteriori trasformazioni interesseranno l’ambito con l’obiettivo di insediare un nuovo e innovativo quartiere denominato MIND (Milano InnovationDistrict), nuove funzioni pubbliche e private capaci di garantire sia il riutilizzo delle infrastrutture e dei manufatti permanenti realizzati per l’esposizione sia la realizzazione di nuovi edifici e nuovi servizi.