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Una prima lettura interpretativa del territorio si fonda sulla messa in evidenza delle caratteristiche di base del territorio medesimo, con una lettura degli usi del suolo riconducibile a tre fondamentali classi di ambito: quello più fortemente antropizzato riconducibile allo spazio urbano, quello altrettanto antropizzato e riconducibile allo spazio agrario e quello, del tutto residuale, riconducibile alla presenza di componenti classificabili come pertinenti alla natura dei luoghi e ai caratteri geografici e fisici del territorio.
All’interno di ciascun ambito si è operata una contemporanea identificazione dei principali fattori strutturanti ciascuna categoria di interpretazione della tipologia di paesaggio.

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Le tre componenti del paesaggio

La componente del paesaggio urbano

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  • Nuclei di antica formazione;
  • Tracciati storici generatori della forma urbana;
  • Tessuti consolidati generati dai piani storici di ampliamento e dai piani regolatori più recenti; 
  • Giardini e parchi storici, il verde di strutturazione della forma urbana;
  • Progetti unitari di impianto urbano e gli insiemi urbani unitari di valore insediativo;
  • Le rilevanze storico-culturali, architettoniche e monumentali;
  • Il sistema idrografico artificiale dei Navigli:
    • Il corso d’acqua, le sponde e i manufatti idraulici dei Navigli (Grande, Pavese e Martesana);
    • I prospetti degli edifici che si affacciano sui Navigli, le alzaie e le visuali che li comprendono;
    • La rete dei canali di irrigazione.
  • Le aree di degrado e in dismissione.

La componente del paesaggio agrario e dei parchi regionali

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  • Aree a coltura e ambiti di prevalenza del paesaggio agrario;
  • Infrastrutture del territorio agrario: viabilità minore, cascine e nuclei di origine rurale;
  • Corsi d’acqua, canali, rete irrigua minore;
  • Fronti e tipologia dei margini urbani;
  • Presenze diffuse di degrado,abbandono e insediamento di funzioni improprie.

La componente naturalistica del corso del Lambro

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Le aree agricole e a verde fruibile poste lungo il corso del fiume Lambro nel tratto compreso tra il confine con il Comune di Sesto S. Giovanni e il confine del Parco Agricolo Sud Milano sono state interessate dall’ampliamento del Parco Locale di Interesse Sovracomunale della Media Valle del Lambro con Decreto del Sindaco Metropolitano n. 131 del 19/05/2016, parco che ad oggi si estende per circa 660 ettari e attraversa oltre a Milano i Comuni di Monza, Brugherio, Cologno Monzese e Sesto S. Giovanni.
Il PLIS costituisce una connessione verde-blu che si snoda a livello metropolitano all’interno di un sistema territoriale articolato: a nord si collega attraverso i terreni della Cascinazza con il centro di Monza e con il Parco della Villa Reale; a sud confina con il parco del nuovo quartiere di via Adriano e si collega attraverso il Canale Martesana con il centro di Milano; a ovest attraverso il parco previsto sulle aree Falck di Sesto S. Giovanni disterà poche centinaia di metri dal Parco Nord; a est sempre attraverso il Canale Martesana si collegherà al Parco Est Cave recentemente riconosciuto.
Le aree limitrofe al corso del fiume rappresentano anche elementi vulnerabili dal punto di vista idraulico in quanto soggette ad allagamenti e pertanto interessate dal recente Piano di Gestione Rischio Alluvioni (PGRA), strumento operativo previsto dalla legge italiana - in particolare dal DLgs n. 49 del 2010 in attuazione alla Direttiva Europea 2007/60/CE - che individua e programma le azioni necessarie a ridurre le conseguenze negative delle alluvioni per la salute umana, per il territorio, per i beni, per l’ambiente, per il patrimonio culturale e per le attività economiche e sociali.
La Giunta regionale ha approvato in data 19/06/2017 la delibera n. 6738 “Disposizioni concernenti l’attuazione del Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni (PGRA) nel settore urbanistico e di pianificazione dell’emergenza”, pubblicata sul BURL n. 25 Serie Ordinaria del 21/06/2017, entrata in vigore dal 21/06/2017.
Nell’ambito della redazione del PGRA è stato avviato l’aggiornamento degli strumenti di pianificazione di bacino vigenti, il Piano per l’Assetto Idrogeologico (PAI), allo scopo di armonizzarli con il nuovo Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni. In data 07/12/2016 con deliberazione n. 5 il Comitato Istituzionale ha adottato la variante alle norme del PAI.