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Come noto i livelli idrici nell’acquifero superficiale dell’area milanese hanno subito notevoli variazioni a partire dal primo dopoguerra fino ai giorni nostri.
In particolare, riprendendo tra le pubblicazioni più recenti la comunicazione presentanta da F. Marelli e L. Scesi in occasione del workshop “L’acqua e l’ingegneria: oggi e domani” del 22 marzo 201612, sono riconoscibili le seguenti fasi evolutive.

  • Fino agli anni ’50 la falda milanese si trovava in condizioni simili a quelle naturali, con soggiacenza a pochi metri dal piano campagna.
  • Dal 1955 al 1970, in occasione del boom economico, l’aumento dei consumi legato alla realizzazione dei grandi poli industriali e all’aumento della popolazione porta ad un abbassamento della falda di circa 15 m.
  • Dal 1970 al 1990 il livello rimane sostanzialmente costante.
  • A partire dagli anni ’90 con la chiusura dei poli industriali e lo spostamento di parte dei residenti in provincia, il consumo dell’acqua in città diminuisce con conseguente innalzamento del livello di falda.

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Figura 8 – Andamento della soggiacenza media della falda a Milano in relazione con la riduzione dei consumi idrici (da F. MARELLI & S. SCESI - 2016)

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La figura 8, tratta dallo studio sopra citato, riporta l’andamento della soggiacenza media in relazione alla riduzione dei consumi idrici.
Pertanto, allo scopo di verificare l’andamento e l’evoluzione della soggiacenza della falda nel periodo odierno, sono stati acquisiti da MM SpA i risultati del monitoraggio presso i piezometri da tale società gestiti all’interno del terriorio milanese. In tutto si tratta di una rete di circa 400 punti, dai quali tuttavia è stata fatta una cernita in modo da acquisire un campione rappresentativo della condizione attuale. Tenendo conto che, a seconda dei punti di monitoraggio, le misurazione vengono effettuate a cadenza mensile o trimestrale, è stato preso in considerazione l’ultimo decennio, ovvero il periodo 2009-2018, e all’interno di tale intervallo temporale i soli punti su cui sono state effetuate almeno 20 misure (quindi mediamente almeno due all’anno), in modo da avere un campione statistico sufficientemente significativo.
In tal modo il numero di piezometri disponibili si è ridotto a 106 punti di osservazione, un numero comunque più che sufficiente per la caratterizzazione dell’andamento del livello piezometrico dell’acquifero superficiale. Non sono note con esattezza le caratteristiche dei singoli piezometri, tuttavia, come visto sopra (cfr. paragrafo precedente) il complesso multifalda milanese è strettamente collegato, per cui i livello piezometrico, almeno nei due complessi superficiali, è generalmetne in equilibrio. Non sono viceversa stati utilizzati i livelli registrati presso i pozzi, sia in relazione alla difficoltà di interpretazione degli stessi in presenza di pompaggio nel sito di misura o in captazioni limitrofe, sia in quanto tale scelta avrebbe comportato il rischio di sottostimare i livelli idrici al di fuori dei campi pozzi.
Come valore di riferimento per le elaborazione è stato considerato quello massimo, scelto tra il massimo assoluto tra i valori misurati negli utili dieci anni e la media dei valori massimi annui registrati nello stesso periodo incrementato della variazione presumibile del livello piezometrico in un arco di 10 anni. In pratica, quest’ultimo valore corrisponde ad una proiezione dei valori massimi misurati fra 5 anni, ovvero pari al periodo di validità del PGT. Al fine del calcolo della suddetta variazione è stato definito il gradiente medio annuo sui singoli punti di misura. 
La metodolgia proposta può apparire eccessivamente cautelativa, occorre tuttavia ricordare che i valori utilizzati non corrispondono al massimo assoluto, in quanto non vi sono punti di monitoraggio in cui si ha la registrazione in continuo del livello piezometrico, ma si tratta di massimi relativi a un numero di misure limitato (da 12 a 4 per anno a seconda dei casi, a meno delle letture non effettuate per problemi logistici e strumentali).
Nella Carta Idrogeologica sono rappresentati le isofreatiche della falda superficiale, le classi di soggiacenza, i fontanili attivi, in secca permanente e storici, nonché l’ubicazione dei piezometri utilizzati per le elaborazioni.
Nel complesso viene confermato l’andamento storico del deflusso, da Nord-Ovest verso Sud-Est, così come risulta molto evidente il cono di depressione determinato dai pompaggi effettuati nell’area del centro storico. In particolare il centro di tale struttura cade nell’area compresa tra via S. Sofia, corso Porta Romana e corso Italia, quindi leggermente a Sud del Duomo. Il cono di depressione è per altro apparetemente deformato dalla presenza della Darsena e del cavo Redefossi che con ogni probabilità alimentano l’acquifero superficiale. Nel complesso si è preferito conservare le irregolarità della superficie descritte dai dati di misura, in quanto è evidente che, soprattutto nell’area centrale, si hanno forti deformazioni della suddetta superficie determinate sia dalla presenza dei pompaggi sia dagli apporti del reticolo idrografico superficiale. Il gradiente idraulico si riduce notevolmente passando da poco meno dell’1% dei confini meridionali allo 0,2% delle aree meridionali a valle del centro storico. Si intende che questa condizione è uno dei fattori che ha favorito la formazione di risorgive nell’area Milanese.
In relazione alla soggiacenza si osserva un’ampia fascia a ferro di cavallo che segue i confini occidentali, merdionali e orientali del comune ove la fascia di oscillazione del livello piezometrico è a una profondità inferiore a 5 m. In particolare il livello idrico appare particolarmente superficiale nel settore di Muggiano, ove i livelli sono prossimi a quelli ottocenteschi e dove quindi si concentrano quasi tutti i fontanili attualmente attivi. Altre modeste aree di risorgenza sono presenti lungo il Lambro e nell’area di Pero. Nell’area del centro storico e in tutto il settore settentrionale verso Bresso e Sesto San Giovanni la soggiacenza è sempre superiore a 10 m, con valori che spesso salgono a 15 m e in particolare nella zona del Duomo arrivano a 16-17 m. 
La Figura 9 riporta l’andamento del gradiente medio annuo di evoluzione della falda. Si intende che valori positivi indicano una riduzione della soggiacenza ovvero una risalita del livello piezometrico. Si nota che la massima velocità di risalita si ha nell’area Nord, dove viceversa la soggiacenza è generalmente maggiore. Ove invece la falda è più superficiale per lo più i livelli sono stabilizzati. 
Fanno eccezione l’area Expo, in cui si ha un gradiente relativamente elevato pur in presenza di un livello idrico abbastanza superficiale, ma probabilmente il processo di risalita ha raggiunto ora i suoi limiti fisiologici, e il centro storico ove il livello è stabile pur con soggiacenza elevata, ma in questo caso è probabile che la risalita sia contrastata dalla presenza di numerosi sistemi di pompaggio. 

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Figura 9 – Gradiente medio annuo di risalita della falda nel comune di Milano

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Si osserva, inoltre, che la distribuzione dei fontanili “storici”, ovvero quelli che non solo non sono più attivi ma per i quali è stata interrata la testa, dimostra che almeno fino alla fine dell’800 la falda freatica doveva essere superficiale un po’ in tutto il territorio Milanese. Allora la rete di canali e fontanili svolgeva probabilmetne anche una funzione di bonifica, ovvero impediva la risalita della falda fino alla superficie. 
Allo stato attuale, se da un lato l’assenza quasi totale di un reticolo idrografico superficiale nell’area Nord, di fatto obliterato dall’urbanizzazione del ‘900, ha ridotto di molto l’alimentazione locale della falda e quindi la sua velocità di recupero, dall’altro l’assenza odierna di canali e fontanili fa si che in teoria non vi siano più vincoli fisici alla risalita delle acque sotterranee fino alla superficie. In pratica il reticolo idrografico con le annesse teste di fontanili costituiva una sorta di struttura di regolarizzazione del livello di falda, che risultava così sufficientemente superficiale da poter essere sfruttato senza necessità di sistemi di pompaggio, ma che nel contempo non poteva salire oltre un certo livello a causa del drenaggio del reticolo idrografico stesso. Si intende che, soprattuto se vi sarà una ulteriore riduzione dei prelievi, è probabile che anche nel settore settentrionale il livello piezometrico si avvicini alla superficie; tuttavia nella condizione attuali non esiste più un reticolo idrografico diffuso in grado da un lato di contenere la risalita, dall’altro di fungere da recettore degli scarichi di eventuali impianti di pompaggio. 
Va comunque osservato ribadito che alla velocità attuale il processo è ancora in una fase relativamente iniziale e quindi si dovrebbe avere a disposizione un lasso di tempo relativamente lungo per monitorare il fenomeno e quindi pianificare eventuali interventi.
Sempre nella Carta Idrogeologica sono stati inseriti altresì i seguenti tematismi.

  • Specchi d’acqua connessi con la falda ovvero non connessi e quindi sospesi rispetto all’acquifero. I primi hanno un rapporto diretto con l’acquifero superficiale in termini di drenaggio e alimentazione, si tratta per lo più di laghi di cava, mentre i secondi sono alimentati dal reticolo idrografico superficiale e spesso impermeabilizzati per ridurre le perdite (per lo più bacini artificiali nelle aree a verde).
  • Aree umide ovvero aree di interesse naturalistico di tipo palustre, quindi con possibilità di secche temporanee ma, nel caso di Milano, di origine artificiale ovvero senza una connessione dirette con la falda.
  • Aree paludose ove si ha la risalita temporanea in superficie  della falda. Nel caso specifico si tratta per lo più di aree di scavo abbandonate, spinte fino alla fascia di oscillazione del livello piezometrico, senza quindi la formazione di bacini stabili come nei numerosi laghi di cava, ma con formazione di pozze stagionali. 

12 F. MARELLI & S. SCESI (2016). “L’acqua di Milano: falde e interferenza con le infrastrutture”. Workshop “L’acqua e l’ingegneria: oggi e domani” del 22 marzo 2016. Politecnico di Milano. http://www.dica.polimi.it/fileadmin/file/h2o/Workshop/GMA_Scesi.pdf