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I corsi d’acqua principali che attraversano il territorio del  Comune di Milano, costituiti del fiume Lambro e dei torrenti Seveso, Garbogera, Pudiga e Guisa, sono stati oggetto di uno specifico approfondimento delle condizioni di deflusso in piena attraverso l’implementazione di modelli idrodinamici di simulazione con lo scopo di definire le condizioni di allagamento del terriorio e di identificare il grado di pericolosità idraulica.
In relazione al grado di pericolosità è stata  definita la disciplina normativa specifica che gorverna le attività compatibili sul territorio. 
Tale attività ha costituito la parte principale anche del processo di adeguamento del PGT al Piano di Gestione del Rischio Idraulico (PGRA) ai sensi delle   disposizioni regionali sull'attuazione del PGRA nel settore urbanistico di cui all DGR 19 giugno 2017 n. 6738  che integra quelle approvate con DGR  30 novembre 2011 n. 2616.
Lo studio è stato condotto mediante la messa a punto e l’applicazione di modelli numerici di simulazione che combinano dinamicamente l’approccio monodimensionale e quello bidimensionale: il deflusso lungo l’alveo inciso dei corsi d’acqua in esame o nei tratti tombinati degli stessi è rappresentato con modelli numerici monodimensionali, mentre l’allagamento delle aree golenali o urbanizzate esterne ad essi è riprodotto con modelli bidimensionali, sulla base di una maglia di elevato dettaglio (passo 5mx5m) in grado di descrivere in modo preciso le caratteristiche morfologiche e altimetriche delle aree inondabili adiacenti agli alvei incisi. I modelli monodimensionali sono accoppiati a quelli bidimensionali in continuo lungo le sponde dell’alveo inciso o in corrispondenza dei pozzetti di ispezione dei tratti tombinati, dove avvengono gli scambi di portata da un modello all’altro. 
Con questa impostazione modellistica si è ottenuto  un quadro di dettaglio dei limiti delle aree inondabili in funzione di onde di piena con assegnati tempi di ritorno e del corrispondente grado di pericolosità idraulica.
I modelli sono stati utilizzati per simulare i seguenti scenari idrologici:

  • TR10: scenario attuale con portata decennale;
  • TR100: scenario attuale con portata centennale (TR200: scenario attuale con portata duecentennale per il solo fiume Lambro);
  • TR500: scenario attuale con portata cinquecentennale.

Il termine “attuale” indica la presa in conto dell’onda di piena per il relativo tempo di ritorno che corrisponde alle effettive condizioni del bacino idrografico sotteso alla sezione di inzio del tratto di corso d’acqua indagato, che tiene conto degli eventuali interventi a monte di laminazione della piena già realizzati e non di quelli ancora da costruire sulla base della programmazione delle opere a scala regionale e di bacino.
Le simulazioni sono state condotte generalmente in moto vario ipotizzando in ingresso ai modelli gli idrogrammi di piena di assegnato tempo di ritorno precedentemente definiti. Solo in pochi casi, comunque dichiarati, per semplicità e in favore di sicurezza, sono state condotte simulazioni in moto stazionario.
Per gli aspetti riguardanti le analisi idrologiche finalizzate alla definizione delle portate di piena di riferimento per ognuno dei corsi d’acqua in esame si rimanda alla relazione specialistica, mentre nei paragrafi seguenti vengono in sintesi descritte le caratteristiche generali dei modelli applicati e i risultati delle analisi modellistiche ottenuti per ciascun corso d’acqua in esame.
I risultati delle simulazioni ottenuti con il modello sono illustrati in dettaglio nella  relazione specifica mediante l’ausilio di elaborati grafici esplicativi:

  • mappe con rappresentazione delle aree allagate calcolate con il modello MIKE 21;
  • profili longitudinali di corrente lungo l’alveo inciso calcolati con il modello MIKE 11;
  • profili longitudinali di corrente lungo i tratti tombinati calcolati con il modello MIKE URBAN;
  • confronto tra idrogrammi di piena in ingresso e uscita dal modello al fine di valutare l’effetto di laminazione indotto dai volumi di esondazione calcolati. 

I risultati delle simulazioni sono stati infine sintetizzati nella “Carta PAI - PGRA, aree esondanili e pericolosità” in scala 1:10.000, estesa al solo territorio di competenza del Comune di Milano.
La valutazione del diverso grado di pericolosità delle aree inondate è stata effettuata assumendo la definizione adottata dal PRGA:

  • P3 (frequente), corrispondente alla perimetrazione delle aree allagate per piene con tempo di ritorno inferiore o uguale a 10 anni;
  • P2 (poco frequente), corrispondente alla perimetrazione delle aree allagate per piene con tempo di ritorno compreso tra 10 anni e 100 anni (Seveso, Garbogera, Pudiga e Guisa) o  200 anni (Lambro);
  • P1 (rara), corrispondente alla perimetrazione delle aree allagate per piene con con tempo di ritorno compreso tra 100 anni (Seveso, Garbogera, Pudiga e Guisa) o 200 anni (Lambro) e 500 anni.

Per ciascuno dei corsi d’acqua indagati, all’interno delle tre aree a diversa pericolosità come sopra definite, che risultano direttamente confrontabili con le delimitazioni del PRGA, è stata effettuata una ulteriore caratterizzazione in funzione delle caratteristiche di altezze d’acqua e di velocità massime che si manifestano per il corrispondente tempo di ritorno.
A questo scopo si è fatto riferimento alla DGR 30 novembre  2011 n. IX/2616 “Aggiornamento  dei  criteri  ed  indirizzi  per  la  definizione   della   componente   geologica,   drogeologica   e  sismica  del  piano  di  governo  del  territorio, in  attuazione  dell’art. 57, comma 1, della L.R. 11 marzo 2005, n. 1”  che all’Allegato 4, “Procedure  per  la  valutazione  e  la  zonazione  della  pericolosità  e  del rischio da esondazione” in cui viene definito che “All’interno delle aree esondabili individuate devono essere delimitate zone a diverso livello di  pericolosità  idraulica,  sulla  base,  in  particolare,  dei  tiranti  idrici  e  delle  velocità  di  scorrimento. Per  la  classificazione  dei  diversi  livelli  di  pericolosità  idraulica  si  fa  riferimento  al  grafico  seguente

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Figura 16 – Estratto da Allegato 4, DGR 30 novembre 2011 n. IX/2616 – Soglie di pericolosità in termini di tirante idrico locale condizionato alla velocità locale della corrente

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Il criterio sopra indicato è stato applicato tenendo conto che:  

  • si tratta in questo caso di una sotto-specificazione del grado di pericolosità all’interno di ciascuna delimitazione fatta in funzione del tempo di ritorno (in coerenza con il PGRA);
  • per le aree inondabili in questione – prevalentemente urbanizzate e/o infrastrutturate – il valore della velocità massima raggiunta per i diversi tempi di ritorno è poco variabile sia in funzione dell’area inondata che con l’aumentare del tempo di ritorno (che determina piuttosto l’aumento delle superficie allagata). Su tutti i corsi d’acqua tombinati il valore medio della velocità si attesta tra 0,3 e 0,5 m/s con punte massime non molto superiori. Situazioni significativamente superiori hanno caratteristiche strettamente locali, strettamente correlate a singolarità morfologiche.

Nell’impiego specifico ipotizzato, il valore della velocità massima puntale risulta nel caso specifico poco significativo per differenziare le condizioni di pericolosità all’interno dei tre campi principali assunti; si è pertanto fatto riferimento al solo indicatore rappresentato dal livello idrico massimo, assumento, in coerenza con i criteri indicati in Allegato 4 (DGR 30 novembre  2011 n. IX/2616), la suddivisione nelle seguenti tre  classi: 

  • h1, valori compresi tra 0,05 e 0,30 m;
  • h2, valori compresi tra 0,30 e 0,70 m;
  • h3, valori superiori a 0,70 m.

Va ricordato in proposito, per la corretta interpretazione della cartografia di pericolosità, che i valori delle altezze idriche massime raggiunte sopraindicati hanno la sola funzione di dettagliare il grado di pericolosità locale nell’ambito del valore complessivo dell’area indicato dai limiti di inondazione per i diversi tempi di ritorno, in corenza con quanto assunto dal PGRA.