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L’identificazione di due superfici principali di discontinuità di scala regionale, riconosciute e mappate su gran parte del bacino padano (Regione Emilia- Romagna & ENI Agip, 1998, Regione Lombardia & ENI, 2002, Muttoni et alii, 2003, Scardia et alii, 2012) ha portato dunque a definire le seguenti unità di sottosuolo: 

  • supersintema Padano (PD), 
  • supersintema Lombardo Inferiore (LI),
  • supersintema Lombardo Superiore (LS). 

La scelta del rango di supersintema di queste unità è legata al fatto che esse sono definite da superfici di inconformità di rango regionale.
In sottosuolo, il riconoscimento delle superfici di separazione tra i tre supersintemi è avvenuto partendo dal quadro di riferimento delineato nello studio Regi one Lombardia & ENI (2002) ed effettuando l’analisi dei cicli deposizionali di diverso ordine gerarchico riconoscibili nelle stratigrafie di pozzi e sondaggi.
Per gli scopi del presente studio e per la disponibilità di dati stratigrafici insufficienti a definire l’assetto delle unità più profonde, sono stati considerati e rappresentati nelle sezioni interpretative solo i supersistemi lombardo inferiore e superiore.

Supersintema Lombardo Inferiore (LI)

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I depositi del supersintema Lombardo Inferiore LI sono costituiti da corpi spessi di sabbie medie e grossolane, subordinatamente fini, e ghiaie medie e grossolane, talora ciottoli, localmente cementati (“Ceppo” Auct. p.p.). I livelli sabbiosi sono generalmente massivi, talora laminati, con frequente presenza di ciottoli. I livelli pelitici (limi, limi argillosi ed argille limose), per quanto di ridotto spessore, mostrano comunque una certa continuità laterale. Localmente sono segnalati nelle stratigrafie di pozzi per acqua livelli di argille di colore rossastro, attribuibili a paleosuoli. 
L’ambiente deposizionale è stato interpretato come piana alluvionale; data la presenza significativa di granulometrie sabbiose, tenuto anche conto del contesto sedimentario di questo settore di bacino, con un’elevata disponibilità di materiali grossolani provenienti, tra l’altro, dagli anfiteatri glaciali presenti al margine sudalpino, nonché la relativa organizzazione latero-verticale dei sedimenti, si ritiene che l’ambiente deposizionale sia più in particolare riferibile ad una piana a braided, relativamente distale. 
I corpi sabbioso ghiaiosi sono riferibili a depositi di canale fluviale di energia medio alta, in una piana alluvionale caratterizzata dalla brusca divagazione dei canali stessi; le porzioni più fini sono riferibili invece a depositi di piana inondabile o a cicli di abbandono del canale fluviale.

Supersintema Lombardo Superiore (LS)

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Questa unità è caratterizzata dalla prevalenza di ghiaie grossolane e medie con frequenti ciottoli, spesso mal selezionate, localmente cementate, in strati da medi a spessi, con subordinati livelli di sabbie medie e grossolane e sabbie ghiaiose. Le ghiaie sono prevalentemente clast supported, mal stratificate, passanti localmente a sabbie ghiaioso ciottolose interpretabili come sequenze amalgamate o incomplete di cicli fining upward. 
Litologie fini (limi e limi argillosi) sono talora presenti, ma con ridotta continuità laterale. La scarsità di livelli sabbiosi e di successioni fining upward ben definite sembra testimoniare la presenza di frequenti fenomeni di erosione in un ambiente fluviale di alta energia. L’ambiente deposizionale è riferibile a una piana alluvionale fluvioglaciale, di tipo braided prossimale, data la grossolanità dei sedimenti e la loro scarsa organizzazione.

Unità di Superficie

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Il supersintema di Besnate rappresenta l’unità di superficie prevalente nell’ambito del territorio analizzato E’ costituito esclusivamente da depositi fluvioglaciali, caratterizzati da profili d’alterazione moderatamente evoluti, che strutturano gran parte della pianura. 
Nonostante l’elevato numero di unità riconosciute, la litologia è alquanto omogenea in quanto è costituito da depositi fluvioglaciali: ghiaie a supporto clastico, con matrice sabbiosa o sabbioso limosa, da massive a grossolanamente stratificate; ghiaie a supporto di matrice; sabbie medie e grossolane. Clasti poligenici da arrotondati a subarrotondati, in prevalenza centimetrici.
Le unità che costituiscono il supersintema sono descritte nella tabella riportata nella seguente immagine, tratta dalle note illustrative del Foglio 118.

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Figura 1 - Unità appartenenti al supersistema di Besnate

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Unità di Guanzate (BEZ)
L’unità è costituita da ghiaie a supporto clastico con matrice sabbiosa o sabbioso limosa e localmente sabbie limose con clasti residuali (depositi fluvioglaciali). 
La superficie limite superiore è caratterizzata da suoli da evoluti a moderatamente evoluti, con spessore inferiore a 2 m. I depositi fluvioglaciali di natura ghiaioso-sabbiosa comprendono ghiaie a supporto clastico, con matrice sabbiosa e sabbioso limosa, da massive a grossolanamente stratificate.
Le ghiaie formano l’ossatura della pianura in tutta l’area di affioramento dell’unità, ma supportano differenti sequenze sommitali: nella fascia più settentrionale del territorio le ghiaie arrivano ad affiorare in superficie, mentre nella zona più meridionale sono diffusi depositi limosi rubefatti, a contenuto variabile di sabbie e argilla, con clasti sparsi legati al riempimento di canali incisi nelle ghiaie.
Il limite superiore coincide in parte con la superficie topografica, in parte con una superficie erosionale su cui giacciono i depositi di piana alluvionale del sintema di Cantù di provenienza Seveso e del sintema del Po (unità postglaciale).

Unità di Minoprio (BMI)
E’ composta da ghiaie a supporto clastico e di matrice, con matrice sabbiosa e sabbioso limosa; limi ghiaiosi; sabbie, sabbie limose e limi (depositi fluvioglaciali).
Superficie limite superiore caratterizzata da suoli con spessore medio di 1,5 m, presenza di suoli sepolti nel settore meridionale.
Dal punto di vista litologico l’unità è costituita da depositi fluvioglaciali ed in particolare da ghiaie a supporto clastico, con matrice sabbiosa e sabbioso limosa.
Clasti arrotondati/subarrotondati, in prevalenza centimetrici (dimensioni più frequenti tra 1-5 cm e dimensione massima osservata 20 cm circa).
Le ghiaie, da massive a grossolanamente stratificate, costituiscono l’ossatura dei settori occidentale e orientale del territorio giungendo fino al suo limite meridionale. Nei due settori sono presenti successioni sommitali caratteristiche. In tutto il settore settentrionale sono discontinuamente presenti sedimenti fini rubefatti a clasti sparsi, che costituiscono il riempimento di canali incisi nelle ghiaie, fluitato dai suoli delle superfici circostanti. Sono presenti inoltre sequenze sommitali di sedimenti fini attribuite al sintema di Cantù (subsintema di Ronchetto delle Rane).
La superficie modale, pur essendo percorsa da una fitta rete di drenaggio, oggi quasi completamente artificializzata, appare estremamente livellata. Le depressioni in cui scorrono fontanili e cavi, il cui frequente andamento sinuoso e non regolare rivela un’origine naturale, sono generalmente poco o non percettibili all’osservazione diretta.

Unità di Bulgarograsso (BXE)
L’unità è costituita da ghiaie a prevalente supporto clastico con matrice sabbiosa o sabbioso limosa (depositi fluvioglaciali). La superficie limite superiore è caratterizzata da suoli da evoluti a moderatamente evoluti, di spessore variabile.
L’area di affioramento forma una ristretta fascia che taglia l’intero territorio, da Cesate a San Giuliano Milanese.
Dal punto di vista litologico essa è costituita da depositi fluvioglaciali ghiaioso-sabbiosi ed in particolare da ghiaie a prevalente supporto clastico, con matrice sabbiosa e sabbioso limosa, da massive a grossolanamente stratificate con intercalazioni di sabbie e sabbie ghiaiose, che aumentano spostandosi verso S.
Le sequenze sommitali differiscono fortemente: nel settore settentrionale, l’unità è profondamente incassata nel terrazzo delle Groane e sono, pertanto, presenti coperture di sedimenti fini (limi, limi sabbioso argillosi) rubefatti, derivati in parte dall’erosione di depositi loessici pedogenizzati del pianalto. Al di fuori delle Groane, i depositi di copertura scompaiono e si rinvengono ghiaie fin dalla superficie.
I caratteri della superficie limite superiore variano in parallelo con la litologia:

  1. in area Groane prevalgono suoli acidi e desaturati, di prevalente colore 7.5YR, sviluppati su sedimenti loessici e sedimenti di suolo colluviati; non sono noti i caratteri di alterazione delle ghiaie, per la mancanza di osservazioni utili;
  2. nelle aree a S di Milano, prevalgono suoli moderatamente evoluti (Inceptisuoli e subordianti Alfisuoli) di spessore in genere non superiore al metro, impostati su ghiaie.

Il limite superiore è una superficie erosionale su cui giacciono i depositi erosi dalle unità più antiche, mentre al di fuori delle Groane coincide con la superficie topografica. Il limite inferiore è una superficie erosionale che mette a contatto l’unità con il supersintema del Bozzente, l’unità di Cadorago (Groane) e il sintema di Cantù (livello fondamentale della pianura).
Dal punto di vista morfologico e paleogeografico l’unità di Bulgarograsso corrisponde al più recente degli eventi Besnate. Morfologicamente è associata ad un evidente paleoalveo, profondamente incassato sia rispetto al pianalto delle Groane che alle superfici terrazzate contigue (unità di Cadorago), scavato da uno scaricatore glaciale che prendeva origine dalle morene di Vertemate. Al di fuori delle Groane l’unità concorre alla formazione del livello fondamentale della pianura.

Alloformazione di Cantù (LCN)
L’unità affiora nei seguenti distinti settori:

  • lungo il Lura e l’Olona;
  • nel settore NE della città di Milano;
  • lungo il fiume Lambro Meridionale a S di Milano;
  • lungo il fiume Lambro a E e SE di Milano.

Poiché non è possibile caratterizzare in modo univoco da un punto di vista litologico e pedologico i depositi del sintema e poiché ampie aree, particolarmente nel settore occidentale, nel bacino del fiume Olona, sono prive di ogni evidenza morfologica, è possibile che l’unità sia più estesa e rappresentata di quanto indicato.
In tutte le aree l’unità è costituita da depositi fluvioglaciali ghiaioso-sabbiosi e sabbioso-ghiaiosi, che si differenziano per variazioni litologiche nelle sequenze sommitali; le più importanti si osservano lungo il Fiume Lambro, a partire da Vimodrone e nelle parti meridionali di pertinenza Olona, con la comparsa sistematica di sedimenti fini di spessore metrico.
Le ghiaie sono sempre caratterizzate da supporto clastico, matrice sabbiosa o sabbioso limosa e clasti arrotondati/subarrotondati, in prevalenza centimetrici.
La petrografia differisce in funzione dei bacini di alimentazione.
Il sintema di Cantù, sulla base di studi regionali è ritenuto espressione dell’ultima glaciazione (LGM): viene pertanto attribuito al tardo Pleistocene superiore. Dal punto di vista della cronologia assoluta, datazioni 14C, effettuate nell’area prealpina e di alta pianura nelle ultime decine di anni, hanno permesso di stabilire che esso inizia tra 25.000 e 20.000 anni e termina 
prima dei 12.000 anni BP (Würm superiore).

Alloformazione di Ronchetto delle Rane (LCN4)
E’ rappresentata da sabbie e sabbie limose da massive a laminate; limi e limi argillosi massivi (depositi fluvioglaciali a bassa energia) con spessori da 2 a 4 m. Superficie limite superiore caratterizzata da suoli moderatamente evoluti (Alfisuoli).
L’unità affiora discontinuamente nel settore occidentale del territorio, a S di Rho e, con maggior continuità, in quello meridionale (aree ad E di Corsico) e sud-orientale (Peschiera Borromeo).
L’unità è caratterizzata da una certa variabilità litologica nell’ambito delle tessiture fini. Si distinguono:

  • successioni dominate da sabbie, limi e/o da termini intermedi; massive, o, raramente, a stratificazione molto sottile e laminate;
  • successioni dominate da limi e limi argillosi, prevalentemente massivi. In rari casi, le sequenze possono essere chiuse da sottili orizzonti di sabbie ghiaiose o di ghiaie fini.

Per quanto osservato e per quanto ricavato dalle carte pedologiche, gli spessori possono essere ritenuti mediamente compresi tra 2 e 3 m, con massimi segnalati di 4 m circa.
La superficie limite superiore è caratterizzata da suoli a diverso grado di evoluzione. I più diffusi sono Alfisuoli, che si sviluppano sia sulle sequenze sabbiose che su quelle fini. Nei termini più argillosi può manifestarsi una forte aggregazione e formazione di spesse pellicole sulle facce dei peds.
Il limite superiore coincide con la superficie topografica o, subordinatamente, con superfici erosionali ricoperte da depositi fluviali del sistema del Po.
Inferiormente l’unità poggia con limite netto sulle ghiaie delle unità di Minoprio e Bulgarograsso.
La definizione stratigrafica dell’unità è molto incerta. Gli aspetti principali sono i seguenti: i depositi corrispondenti sono associati alla superficie modale della pianura e non a valli fluviali o altre vie di drenaggio riconoscibili; l’articolazione delle sequenze litologiche, lo spessore e l’estensione areale dei depositi implica flussi idrici di una certa importanza; il grado evolutivo e lo spessore dei suoli sono comparabili sia con quello delle unità del supersintema di Besnate stratigraficamente più prossime, che con il sintema di Cantù.
Morfologia e paleogeografia. L’unità non dà origine a morfologie proprie, in quanto sutura le ghiaie che strutturano la pianura, livellandone parzialmente la superficie.

Sintema del Po (Pg)
Ghiaie a supporto clastico e di matrice; sabbie, limi e limi debolmente argillosi (depositi fluviali). Superficie limite superiore caratterizzata da suoli poco evoluti.
Il sistema del Po affiora in diversi settori del Foglio e in differenti situazioni morfologiche. Si rinviene lungo le valli del fiume Olona, del Lambro Meridionale, della Vettabbia e del Lambro. Inoltre affiora sul livello modale della pianura in ristretti ambiti sia a O che a E di Milano.
I sedimenti dell’unità postglaciale sono prevalentemente di natura ghiaiosa e sabbioso-ghiaiosa. Si distinguono:

  • depositi fluviali: ghiaie a matrice sabbioso limosa e sabbie ghiaiose;
  • depositi di esondazione: sabbie e limi.

Il limite superiore coincide sempre con la superficie topografica. Il sintema del Po può coprire, con limite erosionale, qualunque deposito precedente.
L’unità comprende sedimenti deposti a partire dalla deglaciazione fino all’attuale.