[ CDM-01CG-1580306833-1 ]

Per le tre classi di fattibilità in cui è suddiviso il territorio comunale si sintetizzano nel seguito sia le caratteristiche delle aree appartenenti a ciascuna classe sia i caratteri generali delle norme geologiche applicate a ciascuna di esse.
Nel successivo capitolo vengono riportate per esteso le norme geologiche stesse, in modo da permettere l’analisi di dettaglio delle diverse disposizioni.

Classe  II  Fattibilità con modeste limitazioni (verde)

[ CDM-01CG-1580306833-2 ]

Sotto l’aspetto geologico, le aree che rientrano in questa classe hanno morfologia pianeggiante e sono litologicamente costituite da depositi di natura sabbioso-ghiaiosa, con percentuali variabili di matrice limosa o limoso sabbiosa. Talvolta sono aree con presenza di terreni granulari/coesivi con mediocri caratteristiche geotecniche fino a 5-6 m circa di profondità; non sono invece presenti terreni con scadenti caratteristiche geotecniche o ambiti interessati da attività estrattive attive o dismesse. 
Le aree hanno soggiacenza superiore a 5 m e non presentano quindi criticità legate a condizioni di falda superficiale o a emergenze idriche diffuse.
Rispetto alla pericolosità idraulica, si tratta di aree che o non sono coinvolte da fenomeni di inondazione a carico del reticolo idrografico o che sono potenzialmente inondabili per eventi eccezionali che hanno probabilità di accadimento molto bassa. In dettaglio:

  • torrenti Seveso, Garbogera, Pudiga e Guisa:  aree con pericolosità P1; aree con pericolosità  P2 e h<0,3 m;  aree con pericolosità  P1 del PGRA;
  • fiume Lambro:  aree con pericolosità  P1 e h<0,3 m; aree nella fascia C del PAI;  aree con pericolosità  P1 del PGRA.

Si tratta di aree nelle quali, in generale, sono ammissibili tutte le categorie di opere edificatorie.  Alcune prescrizioni specifiche riguardano unicamente i vani interrati e semi-interrati.

Classe  III - Fattibilità con consistenti limitazioni 

[ CDM-01CG-1580306833-3 ]

In relazione ai fenomeni di pericolosità per inondazione associati ai corsi d’acqua Seveso, Garbogera, Pudiga e Guisa e al fiume Lambro sono individuate due classi di fattibilità, rispettivamente IIIa e IIIb, che sono differenziate in relazione al diverso grado di interazione delle aree interessate dai fenomeni con le modalità di deflusso in piena della corrente.
Nella Classe IIIa ricadono le aree inondabili dei torrenti Seveso, Garbogera, Pudiga, Guisa caratterizzate da pericolosità P3 e P2, che sono originati dall’insufficiente capacità di deflusso, rispetto agli apporti idrici provenienti da monte, delle canalizzazioni dei tratti tombinati per mezzo delle quali i corsi d’acqua attraversano gran parte dell’area urbanizzata del Comune.
Nella stessa Classe IIIa, ricadono le aree inondabili del fiume Lambro caratterizzate da pericolosità P2, che appartengono all’edificato esistente o sono sottese dalla fascia B di progetto del PAI e quelle a pericolosità rara (P1) per le quali si manifestano altezze idriche massime tali da comportare potenziali condizioni di rischio gravose, pur se con caratteristiche di frequenza rara.
Le aree indicate sono interessate da modalità di deflusso in piena che corrispondono complessivamente a condizioni di pericolosità media in rapporto alla frequenza propria degli scenari idrologici di piena correlati (frequenza media).
Nella Classe IIIb ricadono le aree inondabili del fiume Lambro con pericolosità P3 (frequente) o che sono all’interno della fascia A o B del PAI e che appartengono all’edificato esistente. Tali aree sono interessate da modalità di deflusso in piena che corrispondono complessivamente a condizioni di pericolosità elevata in rapporto alla frequenza propria degli scenari idrologici di piena correlati (frequenza elevata).
In relazione agli aspetti geologici e idrogeologici, ricadono nella classe III le aree a bassa soggiacenza della falda acquifera (Classe IIIc), quelle con scadenti caratteristiche geotecniche del primo orizzonte (Classe IIId) e infine le aree interessate da attività di cava attive o dismesse (Classe IIIe).
Le due classi legate ai fenomeni di pericolosità idraulica puntano a distinguere le aree del fiume Lambro (IIIb) caratterizzate da modalità di deflusso in piena  ancora simili a quelle dell’alveo attivo del corso d’acqua, pur se con sede nel piano golenale. Pur salvaguardano l’edificato esistente, gli obiettivi di lungo termine sono pertanto quelli di conseguire condizioni di uso del suolo coerenti con il ruolo primario di sede golenale di deflusso di piena.
In questo senso va interpretata la norma, (art. 45 comma 4.b) che si discosta in parte da quanto previsto all’art. 39 delle Norme di attuazione del PAI, secondo cui sono consentiti “gli interventi di ristrutturazione edilizia senza demolizione e ricostruzione, comportanti anche sopraelevazione degli edifici con aumento di superficie o volume, a condizione che gli stessi non aumentino il livello di rischio e non comportino significativo ostacolo o riduzione apprezzabile della capacità di invaso delle aree stesse”; coerente con tale criterio e anche il seccessivo p.to f dove prescrive “ In caso di dismissione degli edifici esistenti è fatto obbligo alla proprietà della demolizione degli stessi e della sistemazione morfologica e ambientale delle aree occupate secondo modalità coerenti con la funzione originaria prioritariamente legata al ruolo di alveo di piena del corso d’acqua. Fino all’avvenuta demolizione il proprietario è tenuto a mantenere l’immobile in condizioni di adeguata manutenzione ordinaria e straordinaria, estesa anche alle opere di protezione dal rischio di pericolosità idraulica”.
La differenziazione di fondo tra le due classi, sotto l’aspetto normativo, è incentrata sul fatto che nella classe IIIa (per Seveso, Garbogera, Pudiga e Guisa e parte del Lambro) sono consentiti  interventi di nuova edificazione e interventi edilizi su immobili esistenti pur se condizionati all’assicurazione della compatibilità idraulica sotto i diversi aspetti. Per la classe IIIb (parte del Lambro) le possibilità sono limitate all’edificato esistente con l’obiettivo di lungo termine di riconversione dell’area a funzioni di carattere strettamente fluviale, eventualmente integrate con miglioramenti di carattere ambientale.
Per gli aspetti geologici e idrogeologici, rientrano nella classe III le aree a bassa soggiacenza della falda acquifera (Classe IIIc), quelle con scadenti caratteristiche geotecniche del primo orizzonte (Classe IIId) e infine le aree interessate da attività di cava attive o dismesse (Classe IIIe). 
Per esse l’impianto normativo si limita a segnalare le caratteristiche particolari e specifiche delle stesse che richiedono la presa in carico in maniera approppriata in sede di progettazione di eventuali interventi.
 

Classe  IV - Fattibilità con gravi limitazioni 

[ CDM-01CG-1580306833-4 ]

Nella Classe IV ricadono le aree inondabili del fiume Lambro caratterizzate da pericolosità di inondazione P3 o P2  esterne all’edificato esistente o alla fascia B di progetto del PAI. Sono inoltre comprese le aree inondabili del colatore Lambro Meridionale, che rientrano all’interno dei limiti di pericolosità P3 del PGRA e le aree già storicamente allagate in occasione di precedenti eventi alluvionali (zona Chiaravalle) della roggia Vettabbia Bassa.
Per l’aspetto idrogeologico, rientrano nella classe IV le aree paludose con emergenze idriche diffuse (fontanili e aree con emergenza della falda).
L'alto rischio riconosciuto in queste aree di territorio non consente le nuove edificazioni e più in generale ogni modifica delle caratteristiche morfologiche e modalità di utilizzo del territorio, se non per opere tese al consolidamento o alla sistemazione idraulica e idrogeologica per la messa in sicurezza dei siti.