[ CDM-1543931011-1 ]

Dopo aver richiamato le attività svolte dalle aziende vengono definiti i passaggi che hanno portato i gestori a definire le diverse zone di danno. Successivamente vengono identificati ed elencati gli elementi sensibili nell’intorno dello stabilimento che strutturano l’analisi di vulnerabilità 
La determinazione delle aree di danno, deve essere eseguita dal gestore tenendo in considerazione la classe di probabilità di accadimento attesa per ciascun evento incidentale stimato e la categoria di effetto sull’uomo e sull’ambiente prevista per ciascun scenario incidentale, sulla base dei valori di soglia indicati nella Tabella 2 dell’Allegato al Decreto citato (riportata nella Tabella 2.2.1 della D.G.R. n.IX/3753 dell’11 luglio 2012. Tali valori indicano le soglie corrispondenti al manifestarsi di specifici effetti fisici che le sostanze, coinvolte negli eventi incidentali individuati, possono generare sull’uomo e sull’ambiente, così come riportati nella tabella seguente: 

[ CDM-1543931011-2 ]

In generale, gli effetti fisici ricadono sul territorio con una gravità decrescente in relazione alla distanza dal punto di origine o di innesco dell’evento (o sorgente). In base alla gravità (Categoria di Effetti), il territorio esterno allo stabilimento è suddiviso in Zone concentriche (Zona I di impatto, Zona II di danno e Zona III di attenzione), aventi come punto di origine il luogo di innesco degli eventi. La misurazione e la perimetrazione di tali zone è individuata dal gestore dello stabilimento in corrispondenza dell’inviluppo di danno definito per ciascuno scenario incidentale, ossia del raggio di circonferenza corrispondente a ciascuna tipologia di zona. 

Si definiscono di seguito le zone e i relativi indicatori di riferimento: 
Prima zona – Zona di sicuro impatto. Zona presumibilmente limitata alle immediate adiacenze dello stabilimento, è caratterizzata da effetti sanitari comportanti una elevata probabilità di letalità anche per persone mediamente sane. 

  • LC50 (LethalConcentration50%): concentrazione in aria di una sostanza che si prevede causi la morte nel 50% dei soggetti esposti per un certo periodo di tempo (si esprime in mg/l ossia peso della sostanza diviso il volume in aria).

Seconda zona – Zona di danno. Zona esterna rispetto alla prima, è caratterizzata da possibili danni, anche gravi ed irreversibili, per persone mediamente sane che non intraprendono le corrette misure di autoprotezione e da possibili danni anche letali per persone maggiormente vulnerabili (neonati, bambini, malati, anziani, ecc.).

  • IDLH (Immediately Dangerous to Life and Healthvalue): corrispondente alla massima concentrazione di sostanza tossica cui può essere esposta una persona in buona salute, per un periodo di 30’, senza subire effetti irreversibili sulla salute o senza avere effetti che ne impediscano la fuga.

Terza zona – Zona di attenzione. È caratterizzata dal possibile verificarsi di danni (disagi lievi o danni reversibili), generalmente non gravi, a soggetti particolarmente vulnerabili, o comunque da reazioni fisiologiche che possono determinare situazioni di turbamento tali da richiedere provvedimenti anche di ordine pubblico, nella valutazione delle autorità locali.

  • LoC (Level of Concern): concentrazione di sostanza, assunta convenzionalmente pari ad un decimo dell’IDLH, se non meglio specificata, che, se inalata per 30’, produce danni reversibili alle persone più vulnerabili (anziani, bambini, ecc.).