Popolazioni in movimento

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L’ingresso di Milano in una nuova fase di sviluppo1 si può cogliere attraverso l’osservazione degli andamenti demografici di medio periodo: la popolazione del capoluogo torna a crescere già a partire dal 2008 e in modo netto dal 2014. I residenti a Milano nel 2017 sono 1.380.873, oltre 86mila in più rispetto al 2008 (+6,7%), con un incremento concentrato negli ultimi tre anni2. A tale numero occorre aggiungere i “domiciliati” (studenti universitari, lavoratori pendolari del “fine settimana”, altri “residenti di fatto”), i pendolari, i city user (utenti di servizi sanitari, culturali, commerciali, ecc.), i turisti, gli immigrati irregolari, ecc. Una stima del loro numero è ardua; quel che è certo è che la “Milano reale” è ancora più grande rispetto alla Milano fotografata dalla fonte anagrafica. La crescita del capoluogo si innesta su un trend metropolitano e regionale che permane positivo durante gli stessi anni, anche se a ritmi meno elevati, segnalando un’inversione di tendenza rispetto al lungo periodo.
Sull’incremento demografico più recente pesano certamente le dinamiche della componente straniera che, crescendo a ritmi importanti (+47,1% nel periodo 2008-2017), raggiunge oggi la quota del 19,4% (valore superiore alla media metropolitana); tuttavia, nella fase più recente la dinamica positiva si evidenzia anche per la componente italiana, che cresce del 2,2% tra il 2013 e il 2017.
Aumenta anche il numero delle famiglie, 674.016 a fine 2015, ma con una composizione sempre più frazionata: a fronte di una crescita complessiva del 7,4% dal 2008, quelle mononucleari sono aumentate del 15%.
Quello che invece sembra non cambiare verso è il tasso di natalità, che dal 9,6% del 2008 passa all’8,3%, determinando così un decremento nel periodo 2008-2017 della classe d’età 0-2 anni (−4%).
Negli stessi anni si evidenzia invece una crescita rilevante del peso delle classi più giovani (dai 6 ai 34 anni), in particolare con l’aumento dei residenti tra i 19 e i 24 anni (+21,7%), valore che raggiunge il 54,6% per la componente straniera. Tale andamento mostra il consolidamento del ruolo della città nell’attrazione di giovani, che vedono in Milano un’opportunità per potersi formare e per avviare la propria carriera lavorativa (gli iscritti alle otto università cittadine sono pari a quasi 200.000 unità, un valore cresciuto alle due cifre negli ultimi 10 anni) oppure anche solo per migliorare le proprie condizioni di vita (è il caso di gran parte della popolazione straniera). 
Sempre per quanto riguarda la composizione per età della popolazione è significativo notare come alla crescita della classe 19-34 anni (oltre 50.000 unità), corrisponda a un significativo incremento degli over 84 (+12.000 unità circa). La crescita della popolazione giovane non riesce infatti ancora a compensare l’aumento delle coorti più anziane (in particolare 45-54 anni e over 75): l’indice di vecchiaia è oggi ancora molto elevato (177,6), anche se in leggera diminuzione rispetto al recente passato. Questo mosaico si articola ulteriormente se contestualizzato a una scala più fine. I Nuclei di Identità Locale (NIL) a maggiore densità abitativa, collocati a cavallo delle linee 90-91, sono anche quelli, insieme alle zone più centrali, dove la variazione di popolazione nell’ultimo decennio è stata modesta, mentre la crescita dei residenti si è concentrata nei NIL più periferici, soprattutto della fascia nord, est e sud-est. Le proiezioni demografiche, elaborate dal Comune di Milano nello scenario medio al 2030 (base 2016), stimano un’ulteriore crescita: la popolazione si attesterà a 1.458.170 (+5,6%) e il numero di famiglie a 729.780 (+8.3%). A una scala più fine, le stime segnalano valori più elevati nell’area centrale e nella corona semicentrale sud, sud-est e nord, con un effetto di “ritravaso” della popolazione nelle zone che, nella fase recente, si erano dimostrate meno dinamiche.

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Segnali di ripresa economica e occupazionale

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A Milano sono oggi attive 208.261 unità locali, un numero pari alla metà circa di quelle presenti nell’intera Città metropolitana3. Nel solo settore privato erano 192.482 nel 2015 (+2% rispetto al 2012)4. L’8% delle 3.000 imprese italiane di medie dimensioni ha sede a Milano, città che vede la presenza del 34% delle multinazionali presenti in Italia5. I dati sulle forze di lavoro6 per il 2016 indicano un tasso di occupazione dei residenti a Milano tra i 15 e i 64 anni pari al 70,7%, contro il 71,4% del 2008, mentre il tasso di disoccupazione è pari al 6,2%, contro il 4,2% del 2008.
I lavoratori occupati a Milano nel 2014 sono 930.635, un valore analogo a quello pre-crisi (erano 935.473 nel 2008). Di questi, oltre il 49% risiede fuori dal capoluogo e, di contro, il 20% dei residenti è occupato fuori Milano7
Dopo una lunga fase di crescita occupazionale che ha segnato tutti gli anni ‘90 e buona parte del decennio scorso, Milano – e il complesso dell’area metropolitana – ha sofferto acutamente la crisi a partire dal 2008, recuperando solo negli anni più recenti i livelli precedenti. Anche in questo caso emerge il ruolo di traino del capoluogo, dove l’incremento occupazionale è più consistente rispetto a quello registrato nei territori metropolitani. 
La struttura occupazionale per settori di attività mostra, al 2015, la netta prevalenza di attività terziarie (oltre il 70%), in crescita rispetto al 2011 e con una decisa preminenza delle attività professionali, scientifiche e tecniche, seguite da quelle commerciali (10,9%), contrassegnate da un andamento sostanzialmente stabile, dall’industria (8%) e dalle costruzioni (4%), entrambi in calo8. Un accenno particolare merita il settore turistico. Il turismo milanese ha avuto un forte slancio a partire dall’inizio degli anni ’90, ma se allora il turismo interno rappresentava il 64,1%, oggi, oltre ad essere più che raddoppiati gli arrivi (5.088.523 nel 2016), le percentuali si sono invertite e il 63,8% è rappresentato da presenze internazionali, con una fortissima crescita dei flussi provenienti da Cina e Russia9. La ritrovata attrattività di Milano, connessa al rafforzamento del ruolo di città leader nel campo della moda, design e comunicazione, scienze della vita, ristorazione, dell’istruzione universitaria e dei servizi di rango superiore, ecc., non deve tuttavia far perdere di vista il manifestarsi di fenomeni di acuta polarizzazione economico-sociale. Stiamo infatti assistendo alla scomposizione del vecchio modello sociale urbano e alla sua ricomposizione in forme inedite. Accanto all’affermarsi di nuovi ceti agiati, si manifestano, da una parte, sintomi di impoverimento della classe media, costituita in particolare da under 35, spesso altamente istruiti, che agiscono in un mercato del lavoro precario, frammentato, con poche tutele e con retribuzioni inadeguate, e dall’altra, la crescita dei “lavoratori poveri”, spesso stranieri, impiegati con bassi salari in attività di servizio poco qualificate, collocate nei segmenti più deboli e meno stabili del mercato del lavoro. Lavoratori e lavoratrici che rischiano di generare una crescita squilibrata e incapace di costruire un saldo, competitivo e coeso tessuto economico-sociale. 

Mercato immobiliare tra crisi e ripresa

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L’andamento del mercato immobiliare negli anni della crisi appare assai differenziato. Dall’analisi dei dati elaborati dalla Camera di Commercio di Milano/FIMAA (secondo semestre 2016)10, emerge un ampliamento del divario tra centro, dove crescono i valori, e periferia, che denota una continuità di flessione degli stessi. Sul mercato della compravendita crescono i valori degli immobili residenziali nuovi nelle parti di città più dinamiche e innovative, caratterizzate da interventi di rigenerazione diffusa, nei quartieri riqualificati a vocazione pedonale e negli ambiti oggetto di interventi di potenziamento del trasporto pubblico. Per contro, rallentano i prezzi negli ambiti periferici, che segnano in media una diminuzione dei valori immobiliari del 7,8% in dieci anni e del 0,7% nell’ultimo anno.
Rispetto al mercato dell’affitto si rileva una crescita dei canoni per gli immobili residenziali, con un incremento del 2,9% in sei mesi e del 3,7% rispetto all’anno precedente, anche se il canone di locazione medio rimane ancora inferiore ai valori del 2011 (−12,1%).
Anche i prezzi medi dei negozi sono in crescita (+1,6%), trainati soprattutto dai valori di compravendita nella zona centrale. Per quanto riguarda gli uffici, i valori medi rimangono stabili rispetto all’anno precedente, ma decisamente in diminuzione rispetto al 2011 (−9%) in tutte le zone della città. 
L’ampliamento progressivo della forbice dei valori tra gli ambiti più dinamici e quelli più periferici impone una seria riflessione, richiedendo misure destinate a incentivare processi di rigenerazione soprattutto negli ambiti periferici.

Scenari di sviluppo e domanda abitativa

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Lo scenario di crescita demografica e di cambiamento della struttura della popolazione sollecita il Piano a una riflessione in ordine alla futura domanda abitativa. 
Le proiezioni della popolazione prevedono al 2030 (scenario medio) una crescita della popolazione pari al 5,6 % (+77.297 unità), mentre per le famiglie si prevede un incremento pari 8,3% (+55.764).
Allo stesso tempo, la crescita di alcune coorti d’età, in particolare i giovani 6-34 anni insieme ai grandi anziani, la riduzione del numero medio di componenti per nucleo famigliare, la crescente quota coperta dalla componente straniera, insieme ai processi di polarizzazione sociale indotti dalle recenti dinamiche economico-occupazionali, sono destinati a modificare profondamente, da un punto di vista quali-quantitativo, la domanda abitativa.
Sotto un profilo quantitativo, le previsioni in ordine all’andamento della popolazione consentono di stimare, applicando un valore standard pro-capite pari a 50 m² SL, il fabbisogno di residenza futura in 4 milioni di m² circa. 
Sotto il profilo qualitativo, vanno invece presi in considerazione almeno altri quattro fattori chiave:

  • la tipologia di domanda, con particolare riferimento alla richiesta di abitazione in affitto a canone sociale e moderato
  • lo stato delle abitazioni, in relazione alla verifica sull’effettiva possibilità di utilizzo delle stesse; 
  • la tipologia degli alloggi, in relazione ai cambiamenti della struttura della popolazione e quindi alle caratteristiche della domanda;
  • la quota di abitazioni in locazione e/o in uso a non residenti.

A tal fine il Piano dovrà garantire tale dotazione, da un lato, grazie alle trasformazioni in corso e programmate, dall’altra attraverso la rigenerazione della città esistente e i processi di riuso del patrimonio edilizio dismesso. Al tempo stesso il Piano dovrà sommare all’ingente quota di nuova SL già programmata per edilizia sociale, pari a 430 mila m², cui andranno a sommarsi le quantità che si determineranno nei processi di trasformazione, insieme a politiche innovative per rispondere a una crescente della domanda in affitto e ad uso temporaneo, in particolare dedicata a studenti universitari.

1 Per approfondimenti si rimanda al cap.1 del “Documento di obiettivi per il Governo del Territorio”, agosto 2017
2 Tutti i dati demografici sono di fonte Comune di Milano, SISI – Sistema Statistico Integrato, vari anni.
3 Fonte: Registro delle Imprese della Camera di Commercio di Milano, Monza Brianza, Lodi, 2018.
4 Fonte: ISTAT, ASIA, vari anni.
5 Fonte: Centro Studi Assolombarda, Il lavoro a Milano, n.10-2015.
6 Fonte: Istat, Indagine Forze lavoro, vari anni.
7 Fonte: Istat, Indagine Forze lavoro, vari anni.
8 Fonte: Istat, Indagine Forze lavoro, vari anni.
9 Fonte: Comune di Milano, SiSi, Movimenti turistici, vari anni.
10 Fonte: Rilevazione dei prezzi degli Immobili della Città Metropolitana di Milano sul secondo semestre 2016 realizzata dalla Camera di Commercio di Milano in collaborazione con FIMAA Milano Monza e Brianza.