Criteri per l'elaborazione

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La proposta è intenzionalmente mirata a marcare un (ulteriore) passaggio dal piano predittivo a un modello incrementale e adattivo, teso soprattutto a creare le condizioni perché la città possa svilupparsi e affrontare nuove sfide, soprattutto ambientali e climatiche, con obiettivi temporali medio lunghi, agendo già nel presente.
I tempi del Piano corrispondono a due principali scenari: i prossimi cinque anni (il tempo delle priorità) e il 2030, traguardo indicativo per i processi di rigenerazione più profondi, capaci di intervenire in modo significativo sull’ambiente e sul clima (il tempo delle strategie). Il tempo non è più funzione di altro, ma è determinante: la tempestività nel dar avvio a processi di riqualificazione e rigenerazione condivisa fra operatori pubblici e privati può decidere del successo dell’iniziativa, semplificando modalità di intervento, categorie funzionali, disciplina dei cambi di destinazione d’uso. 
Pertanto, il tempo diventa elemento di progetto, finalizzando previsioni, regole e dispositivi che, per quanto possibile, cercano di coniugare flessibilità e certezza, ma soprattutto non congelano il presente rendendolo impermeabile al cambiamento. 
Anche rispetto a tal fine si sono, quindi, assunti alcuni criteri informatori generali: semplicità e pragmatismo, con pochi obiettivi, chiari e raggiungibili; selettività, necessaria per rendere concreto l’obiettivo della operatività in tempi medio-brevi di alcune scelte pianificatorie, individuando luoghi prioritari dove concentrare le principali trasformazioni e gli investimenti sulla città, almeno per i prossimi cinque anni. 

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Il lavoro fatto internamente ed esternamente con la città ha condotto ad individuare alcuni luoghi di attenzione, prioritari e selezionati, sui quali si misura una delle principali sfide del Piano: il passaggio dalla trasformazione a quello della rigenerazione.
In continuità con il Piano del 2012, i temi più strategici della trasformazione urbana sono stati affrontati superando l’approccio per parti e progetti discreti. L’ obiettivo è tendere a invertire il processo tipico della trasformazione urbana, che nasce principalmente dalla disponibilità delle aree, in particolare di proprietà privata. L’ ipotesi è, invece, definire un progetto di città chiaro, rispetto cui contestualizzare le aree disponibili alla rigenerazione, identificando in primo luogo la rete delle infrastrutture della mobilità pubblica come struttura della città, insieme al sistema delle grandi emergenze ambientali, identificando i luoghi della rigenerazione, modulando le possibilità di intervento sul costruito, dalla sottrazione alla densificazione. 

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Infine l’obiettivo del Piano è concentrare il racconto numerico su quattro fattori ritenuti fondamentali: quello socio economico, con i suoi scenari di sviluppo attesi e le sue principali articolazioni; la dimensione del sistema ambientale del territorio non costruito, principalmente verde e territorio agricolo; la dimensione delle grandi risorse territoriali dedicate alla realizzazione di grandi attrezzature di interesse generale; la dimensione del così detto “transitorio”. Verificata la rispondenza a quanto stabilito dalla norma regionale sul fabbisogno, l’attenzione del piano si sposta alla qualità degli spazi pubblici, al loro ruolo nei processi di rigenerazione degli ambiti prioritari, alle loro prestazioni sociali e ambientali.

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Verso la semplificazione del Piano

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Per dare concretamente corpo alla visione della Milano 2030 è determinante la capacità di poter contare su un apparato documentale e regolativo non rivolto ai soli addetti ai lavori, ma capace di costruire dialogo diretto anche con cittadini e imprese. Per questo si è scelto di conferire particolare rilevanza al tema della semplificazione, al fine di poter incidere direttamente e costantemente su tutta l’attività di elaborazione del Piano ma soprattutto rispetto alla sua attuazione in futuro.
Semplificare significa rendere efficiente il Piano ed efficaci le sue previsioni: riducendo i tempi di attuazione; eliminando gli spazi di interpretazione normativa; delineando processi chiari. A tal fine sono state assunte alcune scelte di fondo.
Anzitutto si è drasticamente ridotto l’apparato documentale, per cercare di non rendere complicato un atto di pianificazione per sua natura già complesso, riducendo gli apparati descrittivi all’essenziale ed eliminando documenti e allegati superflui. Si è cercato di utilizzare modalità comunicative immediate, utilizzando un linguaggio verbo-visivo finalizzato a rendere il Piano facile da leggere e da comprendere, dunque aperto e accessibile a una più vasta platea, uscendo dall’autoreferenzialità dello strumento tecnico. Si è chiarito e semplificato l’apparato regolativo, per essere di più facile lettura e comprensione, limitando le possibilità di interpretazione e superando le difficoltà applicative riscontrate per alcuni dispositivi. Si sono semplificati i contenuti progettuali, sia rispetto alle norme di attuazione sia rispetto al progetto di città. Infine, si è lavorato per dare maggiore coerenza al rapporto tra la visione, il progetto e i dispositivi, non lasciando il sopravvento alla tassonomia e all’enfatizzazione del “deve essere tutto scritto”.
Oltre alla semplificazione dell’apparato documentale, si è lavorato alla semplificazione dei contenuti di alcuni dispositivi, al fine di rendere più efficace il processo di attuazione del Piano. In particolare, rispetto al PGT 2012, si è intervenuti su alcuni meccanismi e dispositivi: le modalità di attuazione, che hanno evidenziato limiti dovuti alla complessità delle soglie dimensionali delle aree di intervento; i cambi d’uso, eliminando i vincoli dal produttivo verso altre funzioni urbane; l’Edilizia Residenziale Sociale, che ha spesso limitato le possibilità di attuazione di diversi interventi. Questi sono solo alcuni dei dispositivi semplificati che contribuiranno a implementare la fattibilità degli interventi, soprattutto in ambiti periferici.
Altro elemento centrale attiene al coordinamento con gli altri strumenti di settore che dialogano con il Piano, allineando anzitutto le definizioni e l’apparato ai disposti del nuovo Regolamento Edilizio Tipo. Si è poi lavorato al raccordo dei contenuti e delle previsioni con piani e normative sovraordinate nel frattempo subentrati, eliminando sovrapposizioni e affinando i riferimenti ad altri contenuti legislativi.
L’approccio alla semplificazione è stato applicato anche al processo di redazione del Piano, rafforzando il collegamento con i principi di partecipazione attiva e di trasparenza. In tal senso alcuni istituti classici del coinvolgimento dei cittadini al processo di costruzione del Piano sono stati adeguati ai nuovi paradigmi, a partire dalla raccolta on-line delle istanze e in occasione del percorso partecipativo per la valutazione ambientale strategica, fino alla predisposizione della raccolta di osservazioni on-line successiva all'adozione del Piano da parte del Consiglio Comunale.

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